lunedì 22 dicembre 2008

Prove tecniche di guerra civile

Tre episodi accaduti oggi sotto i miei occhi, nella civile Milano, che denotano il clima di violenza latente che serpeggia fra la popolazione italiana.

1) Ore 10:00, uscita metro in piazza del Duomo. Un immigrato di colore che vende chincaglieria sotto ai portici offre braccialetti a tre ragazzi con pantaloni di raso a strisce, bomber di marca, scarpe da 200 euro, sigaretta pendula dal labbro, teste rasate e cappellino da baseball portato con la visiera di traverso; reazione: scarica gratuita di tremende parolacce con inviti coloriti al poveretto di andarsene al suo paese.

2) Ore 17:00 Supermercato Esselunga.
Una donna sudaticcia e nervosa si mette in fila alla cassa riservata agli handicappati e alle donne incinte, quando le fanno notare che non le tocca stare in quella fila, se la prende con un'anziana che ha la bombola per l'ossigeno e i tubicini nel naso ben evidenti e per la quale gli addetti stanno preparando le ceste per la consegna a domicilio; la tizia sudaticcia e con i capelli sporchi va in escandescenze perché, a suo dire, "queste persone (cioè handicappati e anziani) non devono andare a fare la spesa all'ora di punta".

3) Ore 19:30 Incrocio stradale di viale Corsica con via Lomellina.
Una ragazza sta attraversando sulle strisce con il cane al guinzaglio e con il semaforo verde per i pedoni; una macchina arriva sparata dalla destra e, non solo non si ferma alle strisce, non solo sta per arrotare il cane, ma l'automobilista fa anche evidenti gesti di insofferenza verso la ragazza, impiegata della Rinascente, che mi confida che di aver appena avuta una giornataccia perché "la gente è impazzita, è diventata di una maleducazione unica e ti aggredisce per un nonnulla".

Non male sotto Natale, con la crisi non ancora al suo apice e un po' mitigata dalle tredicesime da spendere.

venerdì 19 dicembre 2008

La macchina infernale

Christine , la rossa Playmouth Fury del romanzo di Stephen King, è la personificazione del male, ma credo che il re dell'horror sarebbe impallidito di fronte a quello di cui è capace l'amministrazione pubblica italica.

Mi è arrivata una letterina di Equitalia, (giusto per intossicarmi il Santo Natale), dove mi si chiedono un po' di tasse fra cui € 6,89 (sei euro e ottantanove centesimi) per residuo di TARSU per l'anno 2000 di cui non so niente e di cui nemmeno mi danno spiegazioni, per altro impossibili da avere da un telefono sempre occupato o dove non risponde mai nessuno quando non è risulta occupato.

E che ci volete fare?

Farò questo sacrificio, mi priverò di una pizza margherita e verserò questa cifra (bagatellara) a uno stato famelico per cui ormai, nello stato comatoso in cui si ritrova, veramente tutto fa brodo, anche € 6,89 (sei euro e ottantanove centesimi).

Una considerazione: non capisco quelli che vogliono a tutti i costi la cittadinanza italiana, anche con finti matrimoni; o non sanno cosa li attende o sono dei veri masochisti!

mercoledì 17 dicembre 2008

Dejà vue

La FED ha tagliato i tassi a livelli infimi, da 0,00% a 0,25%, cioè denari regalati o quasi.

Una cosa già accaduta in Giappone dove, nonostante i tassi bassissimi, la situazione è stagnante da decenni; la gente risparmia, vive con moderazione, non ha bisogno di indebitarsi e quello che produce lo esporta. Se riesce ad esportare.

Ma da noi il cavallo non beve più perchè non c'è più bisogno di credito, i soldi a prestito non servono più!

Perchè delle due l'una: ho uno i soldi non ce li ha, perchè non vende o perchè non lavora, e allora non li prende perchè sa che non li potrà restituire, oppure i soldi uno ce li ha, e allora, perchè dovrebbe andare a indebitarsi?

Magari per comprare un concorrente in difficoltà, direbbe qualcuno; e perchè acquisire oggi un moribondo quando il suo cadavere passerà davanti ai sopravvisuti di domani?

L'unica che non capisce è la Germania, e la sua controllata BCE, che mantiene i tassi a livelli stratosferici con conseguente aggravamento di una recessione di lunghissima durata perchè non permette di sfuggire dalla morsa oppressiva delle rate.

Ma i tedeschi sono sempre i soliti: finchè non vedono il disastro totale non s'arrendono.

venerdì 12 dicembre 2008

Buone notizie, un po' in ritardo

Il bancomat è stato inventato nel 1967 e il primo è stato installato in Italia nel 1976, undici anni dopo, in armonia con le migliori tradizioni di arretratezza del nostro paese.
Oggi, anno di grazia 2008, terzo millennio dell'era cristiana, il Comune di Roma e il Monte Paschi di Siena hanno reso possibile ai cittadini della capitale di pagare ICI e contravvenzioni tramite un'apposita funzione dei bancomat di MPS e di Banca Toscana, in totale 83 sportelli per 2,7 milioni di romani e il tutto al modico costo di 1,48 euro, cioè 2.865,68 Lire.

Possiamo gioire, finalmente!

Stiamo facendo qualche passo avanti.

Vediamo quando sarà possibile utilizzare qualsiasi bancomat (magari pure quelli delle Poste) per pagare anche la TARSU e i tanti altri balzelli destinati alle casse comunali.

mercoledì 10 dicembre 2008

Italians Follies!

I presidi delle scuole milanesi...pardon!, i dirigenti scolastici milanesi, si rifiutano di obbedire agli ukase sul dover sottoporre a visita fiscale i prof che marcano visita anche per il primo giorno di malattia.
Infatti ogni visita richiesta alla ASL costerebbe 60 euro e, siccome c'è quella bischerata dell'autonomia scolastica, per cui una scuola deve gestire un budget (con soldi che non ci sono), i presidi preferiscono risparmiare i 60 euro che possono invece servire per pagare, ad esempio, le supplenze, le modelle che posano nei Licei Artistici o i materiali per le lezioni tecniche.
Questo è un esempio della follia cui è arrivato il sistema italico: un ente pubblico (una scuola) deve pagare un altro ente pubblico (la ASL o l'INPS) con soldi che vengono dalla stessa tasca, cioè le nostre tasse.
Un'enorme partita di giro che costituisce un aggravio di costi dovuti a procedure burocratiche e amministrative oltre al costo di dover conservare per almeno dieci anni le fatture forse in tutte le strutture coinvolte: la scuola, la ASL, il provveditorato agli Studi, il ministero della Pubblica Istruzione, la Ragioneria dello Stato, la Corte dei Conti.........e sempre che non ci siano contenziosi giudiziari perchè, a quel punto, le carte cresceranno come le foglie su un albero nella foresta amazzonica.
Se continua così e parafrasando padre Dante: lasciate ogni speranza voi che restate...in Italia.

venerdì 5 dicembre 2008

Tutto è perduto! Anche l'onore.

Tutto è perduto, fuorchè l'onore scrisse Francesco I alla madre dopo la sconfitta di Pavia!
Cosa che non potranno scrivere gli gnomi della BCE che hanno oggi deciso di tagliare di un bel 0,75% il tasso di sconto, roba da far ridere i polli, ovvero come dare l'aspirina a un ammalato di AIDS o pensare di ridare la verginità a certi ministresse italiche.

Dopo aver condotto una gara scellerata con gli altri istituti di emissione a chi era più tosto nell'alzare i tassi, dopo aver distrutto l'economia mondiale e mentre si assiste alla chiusura di decine di fabbriche e al licenziamento di milioni di lavoratori, quelli con il doppio cognome o il doppio nome, quelli che si godono lautissimi stipendi in quel di Francoforte, a malicuore hanno dovuto tagliare i tassi, misura del tutto inutile e ininfluente perchè ormai la fiducia si è liquefatta come un gelato in mano ad un bambino e per i prossimi cinque anni il mondo si limiterà alla mera sopravvivenza di chi, essendosi scottato una volta, ha paura anche dell'acqua tiepida.

Come diceva Mark Twain dobbiamo solo sperare che esista un Dio che un giorno li possa punire come meritano perchè, per chissà quale privilegio mediovale, i banchieri centrali non pagano mai su questa Terra per i guai che hanno combinato trastullandosi con il tasso di sconto o quando non sorvegliano le banche che giocano a Monopoli con i soldi dei risparmiatori.

Loro, i banchieri centrali, come il 7 cavalleria, arrivano sempre dopo che la carovana è stata attaccata, saccheggiata e molti coloni ci hanno rimesso terzi e capitale.

Prima no! Mai! Forse sono troppo intenti a scrivere libri e/o andare per convegni.

domenica 30 novembre 2008

Fine del telemarketing!

In Gran Bretagna è in vendita TrueCall un dispositivo che s'inserisce sulla linea telefonica, riconosce il numero che chiama e impedisce ai call center (ed altri scocciatori) di chiamarvi mentre state mangiando o, peggio, magari quando sieti immersi nella vasca da bagno e senza un cordless a portata di mano.
Quello dell'operatore di call center è un altro lavoro che sparisce.

Bisognerà che il marketing s'inventi qualcosa di nuovo!

domenica 23 novembre 2008

Meglio cambiare! No?

A un evento organizzato dal ClubTI di Milano c'è stata una presentazione sulla SOA di Massimo Pernigotti della società elettrica EDISON che, tra l'altro, ha buttato lì che, diventando clienti della sua azienda, si poteva risparmiare il 20% della bolletta elettrica con l'offerta EdisonCasa , un bell'esempio di quello che dovrebbe essere la politica commerciale di ogni azienda: tutti i suoi dipendenti sono coinvolti H24 nel marketing.

Il giorno dopo ho dato un occhio al sito ed ho poi telefonato al Numero Verde 800. 14.14.14 per essere guidato e consigliato e, con grande piacere, ho scoperto che: non dovevo dare nessuna disdetta al vecchio fornitore, che avrei risparmiato 200 euro l'anno e che l'adesione era di una tale semplicità che dopo qualche giorno ho fatto aderire anche mia figlia che ne risparmierà 80€ l'anno.

L'altra piacevole sorpresa è che tutte le carte che ho ricevuto erano un semplice cartoncino riepilogativo delle condizioni contrattuali, cioè non sono stato riempito di cartacce che affollano di norma i faldoni dove teniamo le carte di casa.

Se qualche politico attivissimo prendesse esempio, avremmo meno costi e sopratutto meno annunci roboanti da matamoros, tutte chiacchiere e distintivo, per dirla con Bob De Niro!

giovedì 20 novembre 2008

Panic Saving

I depositi bancari aumentano, a dimostrazione che la gente, in media, ha una capacità di reazione alle sventure tale da non farle fare troppe fesserie.
Disinvestire dai fondi, abbandonare la borsa, far ritornare in patria i denari portati all'estero, in cerca di protezione dal fisco o per maggiore sicurezza, sono oggi le uniche mosse da fare, considerato che non c'è più nessun investimento sicuro come la liquidità. Estrema e totale!

E credo che, dopo la bolla Internet, il post 9/11 e la crisi bancaria senza fine cui stiamo assitendo, è molto chiaro che non c'è più niente che valga qualcosa sui cui scommettere.

Investire in arte, sopratutto quella moderna, è pericolosissimo e quella antica è a rischio truffa.

Le case costano ancora tanto e, se si comprano per affittarle, c'è il rischio che non si trovi l'inquilino, e basta guardare i Fittasi e i Vendesi che ormai ornano un palazzo su due.

Le azioni delle aziende dicono ancora bugie: le aziende non valgono più niente, salvo i loro brevetti, se li hanno, e i terreni dove sorgono gli stabilimenti, se sono edificabili, altrimenti le aziende di qualsiasi tipo valgono, come dovrebbe essere, per il dividendo che possono dare, ma questo dipende se i bilanci sono buoni e sopratutto se sono veritieri.

Le materie prime, anche il petrolio, sono funzione di chi acquista e, se scoppia una crisi, è chiaro che nessuno acquista o acquisterà di meno ed a prezzi più bassi.

L'unico investimento consigliabile è una bella Ruger a difesa dei propri cari e della propria casa.

mercoledì 12 novembre 2008

Crisi: effetti collaterali involontari.

Per effetto della crisi finanziaria, che sta bruscamente piegando verso quella economica, il 45% degli americani ha ridotto il consumo di cibo per risparmiare denari; un incremento del 12% rispetto al 2007.

Avremo perciò meno coronarie schiantate dal cibo spazzatura e meno persone a rischio diabete, ma aumenterà la pubblicità di merendine e bibite gasate che si contenderanno gli slot TV con le case automobilistiche che pretenderebbero che ci compriamo, un anno sì ed uno no, un'auto da 30.000 euro, cioè il doppio dello stipendio di un impiegato.

Insomma, meno cibo spazzatura ma più TV spazzatura!

martedì 11 novembre 2008

Punti di vista americani

Iconoculture.com riporta il caso di una loro redattrice che, andata in una banca italiana per fare un'operazione, ha dovuto attendere perchè l'impiegata le ha detto che faceva 10 minuti di pausa per andare a prendere un caffè al bar.

Il commento della redazione è stato che....no, non si sono incavolati, ma hanno apprezzato molto questo dedicarsi a se stessi della bancaria italica. Anzi, hanno commentato che sarebbe ora che gli americani prendessero esempio dagli italiani (e dagli europei in generale) e si prendessero un po' di pausa, considerato che molti non si prendono nemmeno tutte le ferie.

Ovviamente è una questione di punti di vista.

Ma se avesse ragione e cominciassimo tutti quanti (cinesi e indiani compresi) a prendercela un po' più comoda e smettere di correre come pazzi verso........la morte?

Forse Brunetta si dispiacerà, ma lui vuole passare alla Storia.

Noi, che saremo dimenticati come i miliardi di umani prima di noi, sicuramente finiremo sotto tre palmi di terra dopo aver sprecato una vita e senza prenderci una pausa di 10 minuti al bar con un'amico/a, un caffè con le tre C e un cornetto pieno di nutella.

venerdì 7 novembre 2008

Il comodo Obama

Prima di essere nero, Obama è un americano, e questo significa che, per lui (e le cricche che gli stanno dietro), vale sempre America First, cioè gli interessi americani vengono prima di qualsiasi altro, anche se si devono mandare i marines o scatenare una guerra commerciale e finanziaria come quella in corso.

Perciò, e se sarà necessario, l'Iran sarà sicuramente attaccato, a meno di un miracolo di resipiscenza nella loro politica nucleare.

Se Obama e Michelle sono stati scelti dalle vestali del Partito Democratico (e sponsorizzati da gente come George Soros e Warren Buffet) vuol dire che nei loro anni ad Harvard sono potuti entrare nelle cricche giuste (vedi il film The good Shepherd), quelle che creano l'aristocrazia americana della cooptazione che è lontana anni luce dai prole, cioè la classe operaia che sopravvive con pochi dollari l'ora di salario (vedi Una paga da fame di Barbara Ehrenreich).

Inoltre, il fatto che sia un nero è strumentale al nuovo terreno di scontro, l'Africa nera enorme riserva di materie prime (vedi la guerra in corso nel Congo), Africa oggi invasa dai cinesi a caccia di miniere da sfruttare per non vedere la loro economia collassare per l'inevitabile aumento dei prezzi dei materiali strategici.

Quella che abbiamo visto è solo una bella sceneggiata dove Obama faceva il buono, McCain 'o malamente, e la Palin la servetta finta tonta che si presta al gioco dei potenti.

martedì 4 novembre 2008

Crisi temporanea o recessione?

I dati storici dicono che l'impatto di una crisi finanziaria non si riverbera subito sulla cosiddetta economia reale; normalmente la crisi colpisce le imprese dopo dodici mesi dallo tsunami bancario.

Le ragioni? Le banche, con le casseforti tristemente vuote, chiudono i rubinetti del credito e, siccome sono abituate, come fa la BCE con i tassi, a chiudere o aprire bruscamente l'erogazione per tutti, del credit crunch finiscono per soffrirne tutti indistintamente, sia il buon pagatore che quello cattivo.

I cattivissimi, invece, quelli che hanno aziende con debiti stratosferici che non potranno mai restituire, continueranno a rimanere indebitati per cifre astronomiche che, magari, graziosamente i banchieri convertiranno in azioni che si terranno in portafoglio finchè, con qualche trucchetto di ingegneria finanziaria, non verranno infilate nei portafogli titoli o nei fondi comuni dei poveri imbecilli avidi che sperano di guadagnare senza lavorare.

Questi idioti di risparmiatori sono molto simili a quegli altri imbecilli che vanno dai maghi ai quali non fanno mai la domanda essenziale: se uno è capace di vedere il futuro, perchè non approfitta di questa sua dote divinatoria e si gioca i numeri del prossimo super enalotto milionario?
E se uno è un così bravo banchiere perchè si offre di dividere con il risparmiatore un guadagno che potrebbe tenersi tutto per se? In fondo, come dimostrano i recenti avvenimenti, non è nemmeno necessario avere un capitale per giocare in borsa, si può anche giocare allo scoperto, e questo fa della borsa un qualcosa di unico nel campo dei casinò: la borsa è l'unica sala giochi dove si può giocare anche senza soldi, basta promettere che il giorno dopo si consegnino le azioni o, come nel caso dei mercati delle materie prime, si può non consegnare la merce oggetto della scommessa ma solo il conquibus monetario.

domenica 2 novembre 2008

La fine delle veline

All'università di Bristol hanno sviluppato un software che permette a una testa animatronica di mimare le espressioni di un viso umano catturate tramite una telecamera.

La testa di gomma flessibile è gestita da 34 servomotori che non possono ovviamente mimare a pieno le espressioni umane ma, tenuto conto che certi attori, e sopratutto certe attrici famose e formose, sono dei veri cani quando recitano, si può pure pensare di sostituirli con un robot che, probabilmente, ha più intelligenza.

Artificiale, ma sempre intelligenza.

Con il progresso spariscono tanti mestieri ed ora anche quello della velina è destinato a diventare solo un ricordo, con grande dispiacere di calciatori e altri protettori.

martedì 28 ottobre 2008

TFR e Fondi Pensione: un flop previsto



Questo articolo l'ho scritto il 10 ottobre 2004!

Un'importante società di selezione ha fatto un'indagine sui suoi clienti, i direttori del personale, su come i lavoratori intendano gestire il proprio TFR alla luce della recente riforma.

E’ emerso che solo il 27% ha intenzione di passare il TFR ai fondi e, quindi, il 73%, una schiacciante maggioranza, quasi un plebiscito, lascerà il TFR in azienda, ovvero, come avrebbe detto il Gattopardo Principe di Salina: tutto cambia e tutto resta come prima.

Le ragioni, che potevano essere immaginate anche prima di fare l'ennesima legge inutile, sono quelle che hanno alla base il buon senso e sopratutto la ricerca per la sicurezza per i propri soldi che dovrebbe avere ogni buon padre di famiglia.

La prima ragione per questa scelta conservatrice è il rendimento certo che la legge attuale garantisce al TFR, che è pari al 75% del tasso di inflazione più un 1,5% all'anno e che, in soldoni, vuol dire che il TFR lasciato in azienda rende almeno il 3% all'anno che, con i tempi che corrono, e quelli che si preparano per la finanza, è sicuramente un ottimo nvestimento per chi non ama il rischio.

La seconda ragione è la possibilità di intascare subito il TFR in caso di licenziamento o dimissioni; è anche in questo caso vediamo che il lavoratore fa una scelta oculata e prudente perché preferisce il certo all’incerto, oltre ad essere una scelta obbligata per chi perde il
posto di lavoro: il TFR, infatti, è stato istituito per dare al lavoratore licenziato un sostegno economico fino a quando non trovi un nuovo lavoro e, quindi, si tratta di un ammortizzatore sociale che verrebbe a mancare se il TFR è “imprigionato” in un Fondo Pensioni.

La terza ragione è la paura di non poter riscuotere un anticipo del TFR dopo 8 anni in azienda, in caso di accensione di un mutuo o per spese mediche, ed anche questa sembra sia una scelta, non solo saggia, ma addirittura socialmente utile: un lavoratore per comprare la sua casa o quella per un figlio utilizza i suoi soldi.

La quarta ragione è l’incertezza sulla tassazione finale effettiva che graverà sui fondi pensione, al momento della loro riscossione, e questo la dice lunga sulla capacità di legiferare dei nostri politici, di qualsiasi colore, che, con la riforma Dini, fecero prima un articolo che consentiva a chi voleva di passare al contributivo e poi, quando si accorsero che a qualcuno conveniva “troppo”, d’imperio cambiarono le carte in tavola, dimostrando di essere degli incompetenti ed anche poco democratici.

La quinta (non valutata dalla ricerca ed è una mia ipotesi di impenitente malpensante) sarà sicuramente l'atteggiamento dei datori di lavoro che "convinceranno" i propri dipendenti a scegliere di tenere il TFR in azienda perchè sarebbe per loro duro sborsare 1.100 euro l'anno per ognuno dei propri dipendenti: si tratterebbe, dal loro giusto punto di vista, di una nuova forma di tassa!

Ma il 27% che sceglierà i fondi da chi è composto? In gran parte si tratta di dirigenti che potrebbero avere una probabile giustificazione nelle facilitazioni offerte loro dalle aziende che, di solito, danno un contributo aggiuntivo al fondo pensione come benefit per lo status.

In conclusione il secondo pilastro della previdenza sembra già crollato mentre il terzo, la previdenza basata sui risparmi dei singoli, appare addirittura un’ipotesi offensiva per i lavoratori che ormai hanno molto poco da risparmiare, grazie agli economisti italiani (nessuno dei quali ha mai vinto un Nobel) che ci dissero che un cambio di 1936,27 lire per euro avrebbe favorito le esportazioni, i redditi degli imprenditori ed i salari dei lavoratori.

Tenuto conto che, grazie alla crisi finanziaria, il rendimento dei Fondi Pensione è molto al di sotto di quello che rende il TFR depositato in azienda, posso essere più che contento di averci preso, ben quattro anni prima, e senza essere nè titolare di cattedra, nè ministro, nè funzionario della BCE.

venerdì 24 ottobre 2008

Chi dirige la BCE

Convegno al Corriere per presentare un libro di Bini Smaghi, uno di quelli con il doppio cognome che gestiscono l'euro che, mentre il sistema finanziario stava per crollare, aveva tutto il tempo di scrivere un libro.

C'era Mario Monti, come al solito sempre in palla, Giulio Tremonti, che ormai si atteggia ad oracolo, dopo che crede di aver pronosticato la crisi, e Dario di Vico che, invece di stimolare la discussione sembra fatto apposta per addormentarla.

Meno male che dal pubblico s'è alzato Cesare Romiti che ha chiesto del perchè a noi italiani l'euro ci fa tanto schifo (perchè ci ha resi poveri!) non ostante gli economisti e i banchieri centrali dicano che ci abbia salvato dall'inflazione.

La risposta di Bini Smaghi è stata che non è vero che non abbiamo fiducia nell'euro e la riprova è il fatto che gli italiani, cioè gli ex contadinacci arricchiti, continuino a comprare BOT.

Secondo l'uomo della BCE, questo è un segno di fiducia nella moneta unica e non, com'è nella realta, il segno che l'italico è così abituato a vivere di rendita alle spalle della Repubblica che oggi compra BOT in euro come per lustri ha comprato BOT in lire, forte del fatto che è difficile che un governo consolidi il debito pubblico, anche se già accaduto in passato.

Considerate voi in che mani sta la moneta unica che, a questo punto, non credo abbia molto futuro.

venerdì 17 ottobre 2008

Cartelle fondiarie di Stato

Una delle proposte della Clinton era di far acquisire dallo stato un po' di mutui subprime per dare sollievo alle banche e alle famiglie.
La signora ha perso la corsa e chissà se la proposta verrà portata avanti dal prossimo presidente.

L'idea non è male e anche gli economisti della Voce la trovano utile e si deve solo trovare la forma d'attuazione.

Infatti, se lo stato acquistasse uno stock di mutui dalle banche in difficoltà (per mancanza di liquidità), si avrebbero una serie di effetti positivi, senza costi per lo stato stesso, come invece avverrebbe se lo stato acquistasse azioni delle banche, che è un investimento, e basti pensare alle raccomandazioni politiche per nominare l'usciere della sede di Petralia Sottana (PA) o la ditta che farà le pulizie alla sede di Cenate Sotto (BG).

Lo stato potrebbe acquistare i mutui, direttamente o tramite una sua azienda, diventando così creditore del mutuatario al posto della banca, con il meccanismo della surroga.

Queste pratiche, acquisite in massa, non avrebbero bisogno di atti notarili e quindi non ci sarebbero oneri per i mutuatari.

Una volta subentrato come creditore lo stato potrebbe praticare tassi più bassi, e fissi.

Abbassando i tassi, milioni di famiglie e imprenditori si troverebbero con le rate da pagare in linea con quanto avevano progettato di pagare quando si erano indebitati prima che la BCE facesse la insensatezza di alzare i tassi per fare le gare con la FED e la Banca d'Inghilterra.

Il reddito così risparmiato ritornerebbe ai consumi, con tutti gli effetti positivi immaginabili.

Ma i soldi per l'operazione da dove li prende uno stato superindebitato?

La cosa è meno problematica di quanto sembri, infatti, basta che lo stato emetta dei titoli del debito pubblico con importo e scadenza pari ai mutui acquisiti e con un tasso uguale, o anche più basso, di quello praticato sui mutui. Se i mutui venissero regolati al 5%, lo stato potrebbe emettere titoli al 4%. Un'operazione quindi senza costi per la mano pubblica dove questa fa solo da garante fra un debitore ed un risparmiatore.

Proprio quello che facevano una volta le banche. Quando la banca era una cosa seria e c'era quella fesseria della banca universale che è la causa primaria della crisi finanziaria.

venerdì 10 ottobre 2008

Mercato deregolato o sregolato?

Ieri 9 ottobre 2008, (anno bisesto, anno funesto), al Politecnico di Milano convegno sul futuro dell'economia e della finanza mondiale a fronte della crisi bancaria mondiale.

Solito disaccordo fra economisti sulla genesi della crisi, che potete leggere qui. Come al solito, la sconfitta è figlia di ignoti.

Su una cosa c'è estrema concordanza: tutto parte dall'avidità.

Dei manager, per stipendi sempre più ricchi e per restare in sella ad ogni costo, favoriti dalla mancanza di controlli.

Degli azionisti di voler accrescere il valore delle azioni, invece di puntare al normale dividendo effetto di una sana gestione.

Anche gli investitori hanno le loro colpe perché, è vero che i banchieri presentano appetitosi strumenti finanziari che promettono grandi guadagni, ma è anche vero che i risparmiatori, come la Geltrude di Manzoni, non dicono mai no se c'è da incassare senza lavorare. E peccano anche loro di avidità!

Perché certi peccati si devono fare per forza in due.

Il sessuomane e la puttana.

Il traditore e l'amante.

Il giocatore ed il baro.

Il banchiere avido ed il cliente, pure!

giovedì 9 ottobre 2008

Non c'è più religione

Nel campo finanziario, una delle cose che si fa, ma non si dice, è il window dressing, una strategia adottata dai gestori di fondi, banchieri e manager per presentare agli investitori, e agli analisti di bocca buona (che pare siano tanti), una trimestrale che fornisca un'apparenza di buona salute, ottenuta però con manovre che si fanno solo per abbellire la vetrina.

Pare che la moda stia travalicando il campo finanziario.

Ora ci si mettono anche gli scienziati a falsificare i risultati delle loro ricerche, come pare abbia fatto un gruppo di ricerca sulle cellule staminali dell'università del Minnesota.

La cosa interessante, e molto simile a quello che è accaduto nel mondo bancario, è che il window dressing scientifico sia stato causato da totale mancanza di controlli.

Insomma, anche fra le provette ci sono authority di controllo che non controllano niente, anche se sono pagati milioni di euro dei contribuenti proprio per controllare.

mercoledì 8 ottobre 2008

Bandiera Bianca

La BCE ha tagliato i tassi!

E implicitamente ammette, di avere fatto la più grande cazzata della storia quando, per seguire astrusi modelli teoretici di monetaristi acritici, ha innalzato i tassi a livelli spropositati, ingenerando una stupida inutile devastante corsa con la FED a chi li portava sempre più in alto.

La classica gara che fanno i ragazzotti brufolosi sotto alle docce.

Il risultato, che avevo previsto con il buon senso del padre di famiglia, e senza tanto smanettare con astruse teorie economiche, è quello di questi tre post che prego di leggere senza pensare che da qualche parte io abbia una palla di vetro, ma di considerare che sono solo uno che ogni giorno osserva e parla con la gente comune, la povera gente sbattuta come fuscello nella tempesta, gente che deve avere paura del futuro, senza che ce ne sia bisogno, perchè abbiamo tutta la tecnologia e tutte le capacità per far vivere bene anche il popolo, oltre ai quei teorici che si trastullano con i tassi, comodamente seduti nelle loro torri di avorio, con stipendi favolosi, pagati da noi miliardi di poveri cristi in croce!

La BCE crea inflazione

Spiegazioni per non addetti ai lavori

L'euro guidato dai ciechi

lunedì 6 ottobre 2008

Dove sono i nostri soldi?

Il signore raffigurato nel quadro del Museo di Capodimonte a Napoli è Luca Pacioli, un genio della matematica che, tra le altro, ha inventato la Partita Doppia, quella con il Dare e l'Avere, la base della contabilità in tutto il mondo.

La partita doppia però non è nata come strumento contabile, ma come strumento di sicurezza.

Scopo originario era di permettere al commerciante di tenere sotto controllo la bottega senza dover essere sempre presente. Infatti il sistema inventato dal Paciolo consisteva nel riportare in libri differenti le entrate e le uscite: qualcuno registrava quanti zecchini entravano in cassa e qualcun altro registrava quante pezze di stoffa uscivano dal magazzino.

La sera il commerciante prendeva i due libri e controllava che ad ogni uscita ci fosse un'entrata di cassa. Faceva la riconciliazione che permetterebbe ancora oggi di avere sotto controllo un'attività economica, dal negozietto alla multinazionale.

Un sistema sicuro perché i libri erano tenuti da persone diverse.

Poi, in uno sciagurato giorno per la contabilità, gli ingegneri hanno inventato il disco magnetico per il calcolatore e le registrazioni del Dare e dell'Avere sono finite nello stesso posto, vanificando così la certezza del dato perché, è ovvio, che stando nello stesso posto, è facile aggiustare le partite zoppe, cioè dove ad un Dare non corrisponde un Avere.

E di partita zoppa in partita zoppa abbiamo praticamente perso il controllo contabile del mondo.

Dove sono i nostri denari?

Sono labili registrazioni su qualche disco di una banca e, in un certo senso, sono ormai denari virtuali per cui, se io fossi un governante o un governatore, non mi preoccuperei molto della crisi finanziaria: nessuno ha più il controllo su nulla e quindi le partite zoppe possono essere aggiustate con un piccolo intervento sui dati e nessuno se ne accorgerà mai.

Certo, bisognerà che i signori che certificano i bilanci chiudano occhi, orecchie e bocca, ma neppure questo è un problema visto che lo fanno tranquillamente da anni quando certificano bilanci il cui Dare ed il cui Avere sono sullo stesso disco magnetico.

sabato 4 ottobre 2008

Doveva succedere ed è successo!

Un'indagine commissionata da CISCO su quale fiducia hanno gli americani nelle banche ha fatto emergere, ovviamente, che la gente non si fida più dei furboni in gessato d'ordinanza e faccia di corno vecchio.

Ma la cosa più interessante è che il 35% degli intervistati ha più fiducia in PayPal che nelle banche.
Wow! Un bel risultato per la macchina dei pagamenti di eBay!

Un fenomeno che per le dimensioni è veramente notevole, tenuto conto che PayPal è nata solo nel 2000, mentre ci sono banche che hanno secoli e secoli di (in)affidabilità!

Per me, personalmente, è una discreta soddisfazione perchè ne avevo parlato ampiamente nel mio libro L'Albero degli Zecchini, un'analisi molto irriverente di quei sepolcri lucidati a cera che sono banche e banchieri.

mercoledì 1 ottobre 2008

Capitalismo darwiniano

In America c'è il problema bancario e le borse in tutto il mondo crollano perchè milioni di cacasotto (spinti anche da a quelli che speculano al ribasso), vendono per non trovarsi in mano quello che loro già vedono come carta straccia.

Nel panic selling si vende di tutto, anche azioni buone che forse sarebbe bene tenersi in portafoglio.

Ovviamente, se qualcuno vende, c'è anche quacluno che compra (a prezzi stracciati) e che si troverà, fra qualche tempo, quote di aziende che con la crisi finanziaria non c'azzeccavano un tubo.

Ma quelli che comprano chi sono? Fessi matricolati o furboni della più bell'acqua?

Io propendo per la seconda ipotesi e mai come oggi vale l'adagio di Galbraith che diceva che la borsa è il luogo dove gli imbecilli vengono separati (ad arte) dal loro denaro.

domenica 21 settembre 2008

Più che una Blog-fest era un Blog-mortorio

Si è svolta di recente la BlogFest, un evento che avrebbe dovuto celebrare anche da noi il fenomeno blog che negli USA, tanto per fare un esempio, è in grado di consigliare al GOP di candidare Sarah Palin come VP insieme a McCain.

Siccome il buon giorno si vede dal mattino, s'è subito visto chi sono i blogger italici: gente che ha l'occasione per fare un intervista pepatella all'AD di Telecom, Bernabè, e invece che fa?

Domande banali, domande a risposta obbligata e perfino tentativi di promuoversi come fornitori di Telecom, come se questa non ne avesse già abbastanza fuori alla porta.

M'è bastata questa squallida conferenza stampa, mascherata da chiacchierata con i blogger, per capire l'andazzo della blogosfera italica che, come il resto del paesone è lì, con uno strumento potentissimo in mano, e aspetta Godot, cioè che qualcosa succeda, quando invece dovrebbe essere proprio la voce libera dei blogger a smuovere il pantano fetido che è diventata la terra dove il sì suona, nel senso che tutti, anche i blogger, dicono ormai solo signorsì.

Alcuni nostri grandi così avrebbero definito il blogger italico:

Uno (che) il coraggio non se lo può mica dare (Manzoni)
Tengo famiglia (Flaiano)
L’umanità la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i pigliainculo e i quaquaraquà… (Sciascia).

venerdì 19 settembre 2008

La peste del debito oscuro

The plague of the black debt, uscito nel 1994, diceva che già allora si era a DEFCON 4 per l'accumulo di finanza di cartone basata sull'aria fritta.
E da allora nessuno ha fatto niente! Nè le banche centrali nè la politica!

Inoltre è stato lanciato l'euro, però senza una struttura europea di vigilanza e le banche hanno fatto un po' come volevano.

Poi, con l'esigenza di trimestrali per accontentare gli analisti, con ricchi premi ai bancari tutti (receptionist comprese), s'è allargato il credito fino all'assurdo, come i mutui al 100% e anche ai precari.

A questo si sono aggiunte le stronzate di FED e BCE di dare bei scossoni ai tassi e l'edificio di carta ha cominciato a sbriciolarsi.

Ora che deve fare il risparmiatore?

Deve stare fermo e tranquillo, stare molto lontano dalle banche, tenersi liquido, allegerire le posizioni debitorie (mutui, prestiti, esposizioni) e fare due atti politici:

1) sollecitare le autorità a prendere in mano la situazione che non ha soluzioni tecniche, ma esclusivamente politiche;

2) inondare di proteste i politici di ogni colore perchè blocchino le assurde manovre dei monetaristi della BCE, perchè solo abbassando subito i tassi si potrà avere, non tanto una ripresa immediata, ma almeno un non peggioramento della crisi.

Inoltre la politica deve stabilire regole di vigilanza che riportino tutto il sistema bancario a regole classiche:

a) tassi proporzionali al rischio del prenditore,
b) contingentamento del credito per chi è a rischio,
c) divieto di partecipare al capitale di rischio delle imprese che devono cercarselo sul mercato.

Quest'ultimo è il bubbone infetto e non ancora scoppiato.

Quello che temo è che le banche, per rimettere a posto i loro conti, debbano far rientrare ASAP chi è molto esposto, costringendo anche molte PMI a fallire.

Vi rendete conto di quante aziende sono sommerse di debiti?

L'unica soluzione è perciò politica!

Purtroppo non vedo, nè in USA nè in EU, gente che abbia la forza per prendere in mano la situazione senza essere succube del timore reverenziale nei confronti di FED e BCE.

lunedì 15 settembre 2008

Fondi Pensione e banche sull'orlo del burrone

Come ricorderete qualche anno fa la politica italiana cincischiò per anni sulla necessità di costituire i Fondi Pensione "come ci stanno in America".

La scusa, propagata con la grancassa da tutti i media e da tutti quelli che "ufficialmente" capiscono di economia, finanza e previdenza, era che il sistema pensionistico non ce l'avrebbe fatta a pagare le pensioni ai giovani.

Siccome già allora gli stipendi erano di mera sopravvivenza, e quindi era un po' difficile convincere i giovani a mettere da parte soldi che non avevano, qualcuno ha fatto la bella pensata di usare il TFR. Un bel pacco di decine di milioni di euro l'anno.

Siccome la torta era veramente grande, si è scatenata la solita guerra civile italica di tutti contro tutti, perché proprio tutti ci volevano mettere mano, sindacati compresi.

Com'è finita lo sappiamo: quei pochi fondi che sono nati sono creature rachitiche perché la gran parte dei soldi sono finiti nel calderone dell'INPS o sono rimasti nelle mani delle aziende, che per altro danno un rendimento maggiore dei FP.

Così, la grande ventilatissima possibilità che, tramite i fondi, si potesse finanziare il capitale di rischio dell'industria italiana, e avviare così la ripresa economica, è del tutto sparita dai media e dall'agenda della politica. E nessuno ne parla più.

Sarebbe interessante capirne il perché.

Un'ipotesi malignetta che circola è quella che tutta la storia serviva solo a finanziare le banche che già allora sapevano di avere fondamenta di carta appoggiate su altra carta.

Può essere? Potrebbe, se consideriamo che i grandi gruppi mondiali del risparmio gestito sono moribondi o alla ricerca disperata di qualcuno che li salvi dalla bancarotta.

Ma non lo sapremo mai.
Il sistema finanziario è più oscuro di un buco nero.
Attenti a non buttarci dentro i vostri soldi!

venerdì 12 settembre 2008

Sotto a chi tocca!

Fanny Mae e Freddy Mac sono andate, fallite, e bene ha fatto il governo USA a salvarle, nonostante che certe vestali EU del libero mercato si siano sturbate alla notizia che il paese del liberismo avesse preso una misura così statalista.

Purtroppo gli americani hanno un difetto genetico: quando hanno un problema lo devono risolvere. E' una malattia. Non stanno lì a piangere per anni sul World Trade abbattuto.

Prendono un esercito e il 7 ottobre 2001, cioè nemmeno un mese dopo il 9/11, attaccano l'Afghanistan, a ben 10.000 km di distanza, e sbaraccano i talebani.
Così hanno fatto con le due banche inguaiate di crediti inesigibili.
Ora pare tocchi a Leheman Brothers, banca d'investimenti che era tanto fico avere nel CV. Ne seguiranno altre finchè la carta che sostiene altra carta non sarà sparita totalmente (c'è ancora un po' di monnezza finanziaria in giro negli USA).
In Europa, invece, dopo il salvataggio della Northen Rock inglese, pare tutto sia tranquillo, anzi, la BCE continua a tenere i tassi a livelli stratosferci, benche l'economia abbia praticamente l'encefalogramma piatto e nessuna speranza di riaversi dal coma artificiale cui l'ha condannata Trichet con la sua assurda politica monetarista. Un accanimento terapeutico contro un malato già poco vitale che costringerà gli europei ad emigrare a loro volta.
Ma i maligni dicono che, forse non quest'anno, ma l'hanno prossimo sicuramente, anche un paio di banche europee dovrebbero saltare.
Quali? Si accettano previsioni e scommesse.
Ma potrebbe anche non accadere niente. In Europa sono molto bravi a nascondere la monnezza finanziaria facendo un po' di ardite fusioni fra cadaveri e aspiranti cadaveri bancari.
Devono solo mettersi d'accordo su come spartirsi i posti con variopinte forme di governance.

lunedì 8 settembre 2008

L'acqua è poca e la papera non galleggia!

Offshoring in America?

Se non sono stati i primi, sicuramente gli americani sono stati tra i primi a delocalizzare siti produttivi e funzioni all'estero, in quei paesi con salari più bassi e magari più larghi di manica sulle condizioni dei lavoratori.

C'eravamo abituati a comprare le americanissime scarpe NIKE e trovare l'etichetta Made in China e perfino Made in Vietnam, alla faccia di tanti anni di guerra, napalm e violenze di ogni genere.

Fra poco però ci potrà capitare che, guardando dentro a una borsa di una griffe europea, ci troveremo un bel Made in USA. Proprio così!

I governatori di molti stati USA, gente che prende veramente a cuore le sorti del proprio stato e non va perdendo tempo in congressi o a fare investimenti in aviolinee cotte, decotte e stracotte, stanno corteggiando le aziende europee per convincerle a fare offshoring dalle loro parti.

Quello che offrono è una legislazione più favorevole alle imprese, manodopera qualificata, o da riqualificare a spese dello stato, nonchè un dollaro debole, che si deprezza sempre di più contro l'euro forte grazie alle follie della BCE; dulcis in fundo, anche incentivi economici per chi costruisce stabilimenti in America come hanno fatto già con la Volkswagen.

E da noi? ICI o non ICI, grembiule o non grembiule, braccialetto o non braccialetto.

sabato 6 settembre 2008

Spiegazioni per non addetti ai lavori

Quella che il pianeta Terra sta vivendo è una crisi finanziaria seria le cui conseguenze le stiamo pagando solo noi comuni mortali che ormai sembriamo foglie sbatacchiate in un tornado.

Ci vediamo in un vortice di aumenti, tassi alti, inflazione, disoccupazione e soprattuto di tante chiacchiere, però non riusciamo a capire che è successo e se qualcuno ci sta mettendo rimedio a questo guaio.

Rispondo subito alla seconda domanda: nessuno sta facendo niente di serio e per due motivi.

Di quelli che dovrebbero metterci mano, i politicanti, pochi capiscono i perversi meccanismi che si sono messi in moto nel mondo finanziario e, se uno non sa cosa c'è sotto al cofano di una macchina, non ci mette mano e, se ancora più saggio, chiama un meccanico per capire il guasto e ripararlo; il problema è che il meccanico preposto è quello che ha fatto andare il motore fuori giri perché non ha pensato di costruire un sistema di regolazione del motore, per cui nessuno sapeva che stava sbiellando finché non si è cominciato a vedere che la macchina rallentava, cioè che l'economia entrava in crisi, e finché non si visto fumo nero dal tubo di scappamento, cioè che banche, come la Northen Rock inglese, stavano per fallire, e che non era che la prima di tante altre nel mondo. Hanno cominciato le piccole, poi, mano mano, seguono quelle più grandicelle ed ora si aspetta il botto di una grande banca americana e di una europea. E non si sa se è finita. O, sarebbe, meglio dire, potrebbe finire se qualcuno ci mettesse mano a questo motore svalvolato. Ma, come detto all'inizio, nessuno ci mette mano e se qualcuno sta operando, o fa ulteriori casini, vedi le bischerate delle banche centrali che giocano con i tassi.

Il secondo motivo è che molti cercano di nascondere il problema che sta sotto al loro cofano e un esempio di questa mentalità è un'uscita di John Thain, AD di Merrill Lynch, che ha detto che il loro non è un problema di capitali, quando tutti sanno benissimo che il loro problema è la mancanza di soldi.

Ritornando al primo quesito: "che cosa è successo?", la spiegazione, in parole povere, e che le banche, quasi tutte, hanno prestato soldi molto al di là del loro capitale, che è come dire, che hanno prestato i soldi dei loro azionisti, quello dei correntisti, quello dei risparmiatori ed anche oltre, cioè soldi che non avevano. Poi, per liberarsi di tutti questi crediti, li hanno o venduti ad altre banche, o li hanno impacchettati in strumenti finanziari molto sofisticati, che sono parenti stretti dei pacchi che alcuni imbecilli continuano a farsi fare quando credono di comprare a €500 euro la Nikon D700 da 2300 euro. Perché la mamma degli imbecilli ne partorisce un sacco che credono che la banche siano istituzioni benefiche.

Siccome quando spunta una moda, tanti la vogliono seguire, (se no, che moda sarebbe), tantissime banche in giro per il mondo, si sono messe a fare tutte gli stessi giochini, con l'aggravante che, per partecipare al gioco, hanno cominciato a prendere in prestito soldi da altre banche, per cui si è costruito un castello di debiti appoggiato su altri debiti tutto basato sui crediti che le banche dovevano riscuotere dai loro clienti.

Quindi già una situazione instabile, ma finché chi ha il mutuo paga la sua rata, tutti, a cascata, sono contenti. Poi, un bel giorno, le autorità monetarie credono di vedere il diavolo, l'inflazione, e allora alzano i tassi. Il poverino paga la rata più cara, e però riduce altre spese, e qualcuno comincia a vedere meno soldi in giro e il resto ve lo potete immaginare.

Si avvia un rincorrersi di tassi che salgono, rate che non si pagano, riduzione dei consumi, prezzi che si alzano, perché chi non vende deve recuperare in qualche altro modo, e le autorità monetarie che fanno a quel punto? Alzano ancora di più di tassi, e il tornado inflazionistico si fa più forte e soprattuto risucchia liquidità, i soldi spariscono nelle banche e non entrano più nelle tasche dei commercianti. Però accade un fatto nuovo e spiacevole: molti non riescono a pagare e quindi anche le banche non riescono a pagare i loro debiti con le altre banche. La crisi di liquidità colpisce anche il sistema bancario e chi presta alle banche, siccome corre un rischio maggiore, vuole interessi più alti che la banca, puntualmente scarica sui suoi clienti e le rate dei mutui salgono ancora, finché la banca si trova con i debitori che non pagano, i suoi creditori, cioè le altre banche, che non le danno più soldi, e, siccome le cattive notizie volano, si trova risparmiatori e correntisti fuori dalle filiali che rivogliono i loro soldi perché hanno paura di perderli.

Chi ha creato tutto questo casino? Le banche centrali? In parte. Ma buona parte della colpa ce l'anno i banchieri in gessato e grisaglia, sono loro, con il loro permanente sorriso a 64 carati, che hanno creato il problema prestando soldi che non avevano. Loro dicono per il bene del popolo ovviamente: mutui facili per far comprare la casetta anche al precario con 500€ al mese. Ma anche per dare più interessi al loro correntista. Invece del 2%., prima del tasse, il 2,2%, sempre prima della ritenuta del 27%. La verità è che loro hanno fatto crescere a dismisura i prestiti perché così possono spuntare più salario per loro e per i loro amichetti. Più il bilancio è buono più grandi sono le gratifiche e le stock option, così al CIO conviene fare puttanate, gliele ricompensano bene, se non benissimo. E io pago, direbbe Totò!

Come se ne esce?

Finchè i meccanici sono quelli che hanno creato il problema, cioè gli attuali banchieri e i direttivi delle banche centrali, non se ne esce, se non lentamente e con danni irrevresibili perchè c'è un ulteriore nuovo problema: se in un posto le cose vanno male, chi ha i capitali li va ad investire dove trova un reddito. Il denaro viaggia e nessuno gli può mettere il sale sulla coda.

Perciò potrà succedere che molte imprese chiuderanno, sopratutto in Europa, per mancanza di redditività, con conseguente ulteriore disoccupazione, crisi di liquidità, inflazione e di nuovo tassi alti.

martedì 12 agosto 2008

Nucleare, chi paga?

Anche negli USA c'è chi vuole nuove centrali nucleari, ma là il problema non è lo spazio dove metterle o dove seppellire le scorie. Gli USA hanno una densità di 31 ab/kmq contro i 197 dell'Italia, e molte zone sono totalmente desertiche.

Il problema è il costo, valutato in ca. 9,5 miliardi di euro per una centrale a due reattori, una cifra che molte aziende energetiche non hanno e che sarebbe anche difficile reperire sul mercato, sopratutto oggi che c'è una crisi finanziaria.

Qualcuno sogna prestiti garantiti dal governo federale, che ha già i suoi problemi di deficit da gestire, però nessuno pensa che, se smettessimo di usare le risorse terrestri come se fossero infinite, forse troveremmo che, per non costruire nuove centrali e ridurre la dipendenza dal petrolio, basterebbe usare le tecnologie di cui disponiamo.

Con il solo telelavoro di 32 milioni di americani si avrebbe una diminuzione di importazioni di petrolio dal 24 al 48%.

Ma qualche governante queste cose le sa?

venerdì 8 agosto 2008

Fatture elettroniche

La prima e-mail è stata spedita nel 1971 mentre Internet è diventato un fenomeno di massa nel 1994, eppure oggi, nel 2008, quattordici anni dopo, ci sono ancora aziende che non hanno capito i vantaggi della rete anche come mezzo per diminuire i costi.

E non sto parlando della Pubblica Amministrazione (PA) che ha ancora i cancellieri che scrivono a mano! Per fortuna con la penna biro e non con quella d'oca.

Mi riferisco ad operatori telefonici, cioè coloro che sono il supporto fisico alla rete Internet.

Wind mi manda la fattura bimestrale via e-mail e questo mi evita buttare nell'immondizia la busta con finestra chimica che mi fa sempre sorgere il dubbio: carta o sacco nero?

Inoltre, evita certamente a Wind il costo di stampa e spedizione, un costo che naturalmente si scarica sul consumatore. E già sarebbe interessante quantificare il risparmio totale.

Anche altri fornitori si stanno lentamente, molto lentamente, troppo lentamente adeguando.

A2A, azienda energetica milanese-bresciana offre il servizio solo da quest'anno, così come solo dall'anno scorso lo fanno anche alcune carte di credito.

Ma quello che è assurdo è che altri operatori telefonici non solo non offrono il servizo di spedizione delle fatture via e-mail, ma nemmeno lo prevedono.

Per quali ragioni? Mistero.


mercoledì 6 agosto 2008

Chi è causa del suo mal, pianga se stesso

L'economia tedesca frena! Mi fa proprio piacere, anche se le conseguenze le sentiremo anche noi!
Adesso speriamo che la signora Merkel, l'unico capo di governo con le palle nella EU, chiami a rapporto i cacasotto (da inflazione) della Bundesbank e gli dica di ordinare alla banda Trichet di smettere di trastullarsi con il tasso d'interesse, non alzarlo ancora e cominciare a riflettere (ma senza perdere troppo tempo) di riportare i tassi sotto al 3% e, nel contempo, ordinare alle banche di non prestare soldi a chi non li può restituire e/o li usa per scalate senza avere i denari.

martedì 5 agosto 2008

Imprese nelle banche o banche nelle imprese?

Forse saprete che la casta italica è spesso bacchettata dalla UE perchè non applica subito le direttive europee, salvo qualche caso dove c'è un interesse a fare ambressa, ambressa.

Una di queste è quella che permette una più pesante partecipazione della banche al capitale delle imprese, infatti, la direttiva esaminata dal CICR a luglio vincola gli investimenti nelle imprese con riferimento al patrimonio della banca e non a quello della società partecipata.

Ci risiamo! Tutto si ripropone, come l'onda sulla battigia!

Dalla sciagurata unità in poi, le imprese cercano disperatamente di risolvere i loro problemi di denari andando a trovare gli zecchini d'oro, che non possiedono e non sanno guadagnare, accollando alle banche le proprie industrie cotte e decotte.

Diciamoci la verità: le industrie italiche, salvando la faccia di pochissimi (Armani & C.), sono senza denari e non possono nemmeno cercarli sul mercato per i frequenti scandali alla parmigiana; inoltre, non generano abbastanza valore aggiunto, per pagare tasse, stipendi, capitale e debiti, e quello che producono è di così infimo valore tecnologico che può essere ormai riprodotto anche nel Burkina Faso. Altro che Cina!

Insomma, consentire alla banche di rischiare i soldi dei risparmiatori in imprese boccheggianti, è solo la costruzione di una nuova IRI, diffusa e non statale e, se non è zuppa è pan bagnato, alla fine è sempre la gente comune che ci rimette.

Invece si dovrebbe lasciar operare il processo darwiniano in atto, con la crisi economica che elimina le imprese non adatte; nel contempo, favorire il mondo del Venture Capital che è l'unico che può far nascere nuovo valore aggiunto, da nuove imprese, con nuove idee e, sopratutto, con gente nuova.

sabato 2 agosto 2008

Milano: segnali di degrado

Un evidente segnale di degrado dell'economia italiana è l'impossibilità di poter utilizzare le carte di credito in un numero di esercizi commerciali che cresce di giorno in giorno.

Siccome non faccio analisi mirate, però capita spesso che rifiutino alcune carte, è del tutto evidente che i negozianti non possono pagare le commissioni.
Ieri mi è accaduto in via Bigli, nel quadrilatero milanese della moda, una zona dove i ricchi locali, gente che abita in case da 12.000 euro al mq, e turisti da tutto il pianeta, non possono utilizzare una delle carte di pagamento più diffuse la mondo.
E si tratta di un negozio con un brand noto, spesso citato su femminili e riviste di arredamento.

Piccole crepe che significano che l'economia italiana ha imboccato una ripida discesa.

domenica 20 luglio 2008

L' arretratezza culturale italica

Il bellissimo libro di Enrico Beltramini "Hippie.com" spiega quanto la controcultura californiana abbia contribuito a far nascere un fenomeno come Silicon Valley.

Una fortuna derivante dall'ambiente liberale e libertario, proprio della cultura hippy, che attirò numerosi scienziati europei, oppressi dal bigottismo imperante in paesi come l'Inghilterra del dopoguerra.

In questo momento di gravissima crisi economica, dalla quale non si sa se l'Italia ne uscirà e come ne uscirà, alcune parlamentari trovano tempo per una severa interpellanza contro lo spot della TIM che sottendeva una certa libertà sessuale. Mi sembra un ottimo sintomo che l'Italia è, più o meno, ancora al dopoguerra, se non prima, in termini di antropologia delle classi dominanti.

domenica 6 luglio 2008

Libertà di parola

Sul Corriere della Sera del 6 luglio 2008, in un box dedicato al caso Alitalia, si usa molto a sproposito la parola AVIONICA che, come si vede dal link su Wikipedia, è una parola di origine USA, contrazione di aviation ed elettronics, e indica l'elettronica installata a bordo di aeromobili.

Per per il termine avionica, nel Dizionario della lingua italiana De Mauro, accessibile anche dalla Internet, la definizione è:

studio e realizzazione di apparecchiature elettroniche utilizzate in aeronautica

Lo stesso errore era pochi giorni prima in un altro articolo, a riprova che nella redazione del Corriere si è diffuso un pericoloso virus informativo dello stesso genere che c'era a Repubblica dove qualche tempo fa, parlando delle dotazioni del soldato USA, si diceva che è dotato di un compasso, traduzione molto pedestre dell'inglese COMPASS che significa bussola.

Se i nostri due maggiori quotidiani insistono e persistono nel fare di questi errori è evidente da dove viene la nostra impossibilità come paese di competere con le altre economie.

venerdì 4 luglio 2008

Sputtanamento Globale

L'occhiuto Garante della Privacy ha stabilito che si può comunicare lo stato di insolvenza delle imprese, una notizia che offre lo spunto per una riflessione su un arma di distruzione di brand in mano al consumatore, utente, cittadino.
Oggi l'unica cosa che conta in ambito commerciale è il BRAND, cioè il marchio, che assolutamente non può essere sporcato e svalutato da polemiche, lamentele, attacchi e da qualsiasi altra cosa negativa. In un certo senso il BRAND è più importante del prodotto o del servizio. E non sembri strano: avere un ottimo prodotto è il minimo che un'azienda debba avere per competere (perchè se non si ha nemmeno quello è meglio chiudere) e perciò la differenza la fa solo la capacità di mantenere il BRAND nei cuori e nelle teste dei consumatori! E questo si ottiene solo con tanta pubblicità ed un servizio al cliente più che eccellente!
Ogni attacco al BRAND, invece, significa perdita di clienti e fette di mercato. E perciò importante che chiunque riceva un disservizio, un prodotto scadente, o una qualsiasi mancanza di rispetto da parte di un'azienda, l'attacchi pubblicamente sui mezzi di comunicazione.
Se l'azienda ha rispetto per il consumatore, provvederà a chiudere la questione, anche prima di essere attaccata, ma, se non lo fa, allora non è un'azienda che merita i nostri soldi.
Questa strategia rivaluta stampa ed Internet perchè la lettura costringe il lettore alla riflessione, mentre la TV è evanescente: un passaggio in un TG colpisce molti, ma si dimentica subito, mentre un articolo rimane e si può facilmente passare ad altri con un click!

Cari amici avete un'arma galattica in mano: usatela! E' ora dello sputtanamento globale!

venerdì 20 giugno 2008

La scuola italiana: la fabbrica degli scarti

Scusate se uso i vecchi termini, ma sono stufo di questa casta di mariuoli, sessuonomi e cocainomani (di ogni colore politico) che ci prende per i fondelli cambiando solo il nome alle cose in modo che tutto cambi e tutto sia molto peggio di prima, per noi, ovviamente.

In una terza liceo, su 20 ragazzi, solo 5 promossi (25%), 5 bocciati (25%) e 10 rimandati (50%); uno addirittura in tutte le materie con corsi di recupero obbligatori e, infatti, il soggetto era molto spaventato dal dover studiare in due mesi tutte le materie.

Insomma, in qualche modo, un'altra a riforma rabberciata è stata applicata acriticamente, ma ci dovremmo interrogare su queste percentuali che, se fossero il risultato di una qualsiasi forma di produzione, sarebbero segni inequivocabili di dover chiudere quell’opificio fallimentare.

Restando alla brutalità dei dati di questa terza classe, essi dicono che:

1) il 25% dei pezzi sono scarti di lavorazione;
2) solo un 25% è defect-free;
3) il 50% va riportato in fabbrica per correggere i difetti.

In definitiva la fabbrica ha sfornato solo un quarto di prodotti buoni, il che mi sembra anche peggio di quello che faceva FIAT prima della cura Marchionne.

Ovviamente la fabbrica dirà che il problema era la materia prima che non era adatta!

Ma la fabbrica ha sempre ragione anche se, vista l'ecatombe fatta per un tardivo (dal '68) recupero di severità, dobbiamo considerare che, in un paese con pochi giovani, con pochi diplomati e pochissimi laureati, ritardare di un anno l'entrata nel mondo del lavoro di questi ragazzi che sono stati considerati solo "scarti di lavorazione" avrà l'effetto di far arretrare ancora di più un paese dominato da vecchi barbogi che credono ancora alla loro favoletta auto assolutoria dove i giovani sono fannulloni (come i loro padri, of course), dimenticando che ogni bambino nasce con possibilità educative imprevedibili ed ha perciò diritto al pieno successo formativo.

Lo sancisce la Costituzione repubblicana ed è la Repubblica che deve farsene carico, rimuovendo, attraverso la scuola e nella scuola, tutti gli ostacoli che impediscono il dispiegarsi delle potenzialità del giovane.

Se questo non accade, il problema non era nel blocco di creta ma nella mano di chi lo forgia.

venerdì 30 maggio 2008

La mancata recherche napoletana

Raffaele La Capria s'interroga sul perchè la borghesia napoletana e la classe intellettuale da essa scaturente, e ad essa completamente organica, non abbia mai fatto una ricerca su se stessa. Il che è come chiedere ad un'organizzazione poco funzionante di comprendere da sola le proprie deficienze senza un aiuto esterno. Oppure come chiedere ad un nevrotico di guarire senza andare in analisi. Un sistema in crisi, sia esso una persona, un'azienda, una famiglia, una classe sociale, non può auto scoprire i propri difetti ed è questa la ragione per cui ci si affida agli psicanalisti, ai consultori e ai consulenti aziendali. Perchè loro sono fuori del meccanismo che gira su se stesso senza produrre niente o che, al più, produce sempre e solo le stesse cose, le stesse bugie, le stesse giaculatorie auto-assolutorie. Anzi, per evitare che le deficienze vengano fuori, il sistema tende a nasconderle ed è questo che ha fatto per decenni la borghesia napoletana e la sua classe intellettuale: parlare di sentimenti, di cose intime, di fatti personali, un po' anche di politica e mai e poi mai della classe di appartenza come tale e, sopratutto della sua enorme paura di poter tornare indietro nella scala sociale, perdendo valori posizionali inestimabili ed unici. Volete mettere una casa con vista golfo con una a via della Spiga con vista sulla sciura di fronte?
Non vi è stato un Proust napoletano perchè Napoli è una città totalizzante e manichea. O si è o non si è, perchè la differenza fra chi ha (anche solo in apparenza) e chi non ha è così enorme, come status e appropriazione di valori posizionali unici, che chi appartiene alla parte fortunata assolutamente dimentica la parte lacera e stracciona da dove è venuto, perchè ha paura di ritornarci, se la sua promozione sociale è stata ottenuta da una durissima scalata ad ogni costo, o la ignora del tutto perchè chi è nato, cresciuto e pasciuto a Chiaia, a Posillipo e al Vomero, dell'altra Napoli non ne conosce neppure l'esistenza.
Finchè un giorno triste il corpo malaticcio della città povera, non curato dalla borghesia intenta nei suoi riti fatti di burraco e inutili serate a dormicchiare a teatro, non si ammala sul serio e va in crisi. Oggi la monnezza, ieri la fine ingloriosa del Banco di Napoli, l'altro ieri il colera, domani chissà. Allora i riflettori si accendono sulla città, con fastidio della Napoli fortunata degli alti burocrati, dei professori universitari, degli imprenditori veri con dichiarazioni dei redditi "da nord-est" e, ovviamente, a quel punto non sapendo che fare, perchè non sono abituati a governare una città complessa e, stante il fatto che la politica è sempre stata delegata agli scalatori sociali per merito di partito, cioè gente che sa come si manipola un'assemblea sindacale ma non sa niente di management, alla fine invocano sempre una Roma che risolva. Ovviamente, Roma, basandosi sulla comoda vulgata che è tutto e sempre colpa della camorra, tesi avvalorata da libri e film di successo degli intellettuali organici alla borghesia latitante, alla fine manda uno scontato prefetto o commissario, cioè uno sbirro, che facendo la "faccia feroce" dovrebbe sanare tutto.
Qualche volta funziona e tutto ritorna come prima. Anzi, meglio di prima, perchè lo sbirro di turno viene convinto, fra una festa vista Vesuvio e una cena in un circolo nautico, che, per oliare i meccanismi inceppati, è meglio che Roma molli un po' di euro di cui, come in un paese del terzo mondo, si approprierà la solita borghesia, di solito assente, ma sempre pronta a sedersi davanti ad una tavola ben imbandita.

Un'occasione per chi faceva finta di Essere di mettere a posto anche l'Avere del conto in banca in rosso profondo, tanto che, per farsi la mesata in un buco a Capri, si era dovuto lasciare un conto scoperto dal salumiere o non si era pagata la retta alla scuola privata.

Perchè la verità che gran parte della borghesia napoletana non vuole fare emergere è che pure loro sono degli straccioni ed è ovvio che le signore "bene" che comprano sulle bancarelle dei mercatini non amino che si veda che sotto allo Chanel hanno la sottana di acrilico e le mutande di cotonina cinese.

E non credo che un Proust napoletano abbia molto da dire su una tale borghesia fasulla.
Di quella ha già detto Scarpetta in "Miseria e Nobiltà"!

domenica 18 maggio 2008

Arrestare la monnezza

Quando si tratta del sud la Repubblica Italiana, erede dello stato sabaudo finito nel ridicolo di una fuga di mezzanotte dei suo minuscolo reuccio, non trova di meglio che mandare un poliziotto, sperando che questo "arresti" la monnezza. L'idea razzista è che basti la forza per rimettere a posto i meridionali, come 160 anni fa quando Bixio massacrò gli abitanti di Bronte in Sicilia che avevano creduto in Garibaldi e nelle sue promesse socialiste.

E' la solita sindrome della "Buona Fatina dai Capelli Turchini" che, con bacchetta magica d'ordinanza, toglie quelle teste di legno dei pinocchi italici dai casini nei quali loro stessi si sono cacciati.

Purtroppo la monnezza non si può eliminare con le soffiate del balordo nell'orecchio del maresciallo, ci vogliono analisi, studio, programmazione, organizzazione, denari e, soprattutto, tanto spazio che in Campania non c'è; con 5,8 milioni di abitanti ed un territorio orograficamente non felice (34% montuoso, 50% collinare), trovare zone per le discariche non è difficile, è impossibile, gira e rigira, una discarica finisce sempre a poca distanza da zone densamente abitate (427 abitanti per km quadrato) e/o da zone agricole che sarebbero condannate.

Si dovrebbe imporre la raccolta differenziata e lo zero waste, ma questo presuppone organizzazione, siti di riciclo, eliminazione a monte di rifiuti, gestione dei rifiuti industriali e sparare multe salate per chi non si adegua.

Qualcuno della Casta, di qualsiasi colore sia la sua casacca, ha abbastanza coraggio per fare la faccia feroce con popolazioni che sono sull'orlo della miseria? C'è da dubitarne fortemente!

Non resta che, ambressa, ambressa, mandare la monnezza in Germania, che non è una cosa economicamente disdicevole: diamo dei soldi ai tedeschi e loro in cambio continueranno a venire fare i turisti in luoghi puliti perchè ne Bassolino, ne Berlusconi hanno la bacchetta magica.

Il primo se ne deve essere reso conto da un pezzo. Vediamo quell'altro quanto tempo ci mette a svegliarsi dal suo sogno dorato dove Alitalia diventa profittevole e la monnezza si "arresta" con la paletta con la scritta "Ministero degli Interni".

lunedì 12 maggio 2008

Redditi pubblici e prestiti facili.

La pubblicazione ufficiale dei redditi degli italiani imporrebbe adesso alle autorità di vigilanza sul credito ed il risparmio di pretendere dalle banche di rispettare le normative prudenziali che stabiliscono un giusto rapporto fra indebitamento e reddito documentato.

La regola, infatti, vorrebbe che chi ha un debito abbia un flusso di profitti almeno pari agli interessi che paga alle banche e questo è, ormai documentato dalla pubblicazione dei redditi, un cosa per molti tecicamente insostenibile, a meno che i debitori non abbiano redditi nascosti, ma le banche non ne possono tenere conto, sia per deontologia ma anche perchè potrebbero agevolare l'evasione/elusione fiscale.

Anche se i dati sono ormai oscurati (si fa per dire!), nessuna istituzione preposta può adesso fare finta di niente quando un tizio va a chiedere, e spesso ottenere, mutui e prestiti assolutamente incompatibili con il risibile reddito dichiarato. tenuto conto che il futuro economico non è certo roseo ma al 70% più nero della mezzanotte, questo lassismo potrebbe far precipitare anche le nostre banche in una crisi da impossibilità di riscuotere i prestiti erogati.

Forse questi atteggiamenti di manica larga delle banche potrebbero essere anche reati e quindi anche la magistratura potrebbe avere diritto di andare a vedere com'è possibile che banche e finanziarie prestino denaro a chi si è dichiarato ufficialmente "un morto di fame"!

sabato 3 maggio 2008

Casta ignoranza

La discussione sui redditi online ancora una volta mostra che la classe dirigente, grilli parlanti compresi, ignora cosa avvenga nel mondo reale del 2008.
I nostri dati sono già in migliaia di archivi, alcuni anche all'estero, i protesti, le centrali dei rischi, il PRA, il catasto, gli enne enti previdenziali, i data base di marketing delle multinazionali, quelli delle banche e finanziarie, i tribunali, le polizie ed anche, ed ovviamente, il fisco.
Archivi che non si sa quanto siano protetti perché non c'è trasparenza sulla loro messa in sicurezza.
Quindi, qualsiasi entità pubblica voglia farci le pulci ha i mezzi tecnologici per farlo.
Ovviamente anche i servizi segreti stranieri hanno tutte le competenze e le macchine per accedere a qualsiasi archivio senza lasciare tracce (vedi le battaglie della http://www.eff.com/ contro il governo USA accusato di avere in segreto la tecnologia per rompere qualsiasi codice).
E, siccome anche le organizzazioni criminali hanno la capacità per avere le migliori risorse tecnologiche, è chiaro che, se vogliono, possono entrare ed uscire da qualsiasi archivio "insalutato ospite".
Per non parlare della frequente perdita/abbandono di nastri, dischi e PC con dati sensibili.
Tutto già evidenziato nel 1980 in "Data Base Nation" dove si mostra la fine "oggettiva" della privacy causa la pervasività delle tecnologie ICT.

Ciò premesso, ne vengono fuori due cose:
1) ci si preoccupa che il vicino non sappia il nostro reddito ma non che ci analizzino ogni giorno per i più svariati motivi: dal volerci vendere qualcosa a capire se si è mafiosi, terroristi o elettori acquisibili;
2) il fisco, nonostante tale potenza informativa e l'autorità per usarla, non è in grado di far pagare le tasse a tutti, forse per una legislazione troppo ingarbugliata che permette un contenzioso eterno.

Perciò una primissima cosa da fare sarebbe semplificare il sistema fiscale; Berlusconi come Alessandro: tagliare il nodo con un deciso colpo di spada!