domenica 14 novembre 2010

The social network

Come instant-movie è perfetto, eventuali enfatizzazioni aggiungono colore a un racconto molto preciso di come avvengano le cose in America, in quelle università blasonate, con rette stratosferiche, che permettono l'accesso a genietti benestanti che possono trovare altri meno geniali ma più dotati di acume finanziario e capitali per dare corpo ai sogni.

La storia raccontata non ha nessuna importanza, contano solo i dettagli: le confraternite universitarie, i venture capitalist che ci mettono i soldi, la violenta e redditizia estromissione di chi non è più utile o addirittura pericoloso per la compagnia.

Tutte cose che da noi sono impossibili da fare: da noi non si fa gioco di squadra, ci si becca come i polli di Renzo in infiniti battibecchi improduttivi, o in aule di tribunale dove le cause si trascinano per anni, mentre nel film vediamo che tutte le controversie si sistemano da gentiluomini con duelli rituali assistiti da avvocati poco azzeccagarbugli.