giovedì 29 dicembre 2011

iPad e i giornali

Complici vacanze e un iPad sotto mano, ho voluto vedere come i quotidiani nazionali ed esteri utilizzano il nuovo strumento, sopratutto come usabilità e fruibilità.

In pratica per i nostri quotidiani é un disastro: solo il Corriere supera la sufficienza, gli altri sono cose molto abborracciate, tanto per fare e senza alcun idea di cosa sia veramente un tablet.

Quelli stranieri vanno un po' meglio: veloci, ricchi di funzioni, usabili, i migliori quelli americani, da migliorare gli europei.

In definitiva, su una scala da 1 a 10, questa la mia classifica.

Italici:
- Corriere: 6
- Repubblica: 4
- Sole24ore: 5
- Il Mattino: 2
- Il Messaggero: 2
- Secolo XIX: 3

Forestieri:
- WSJ: 8
- FT: 9
- NYT: 8
- Los Angeles Times: 8
- Le Monde: 7
- Le Figaro: 6
- El Pais: 6
- Frankfurter All.: 5
- London Times: 5
- Guardian: 6

venerdì 16 dicembre 2011

Il passo del gambero

Secondo il divulgatore imperiale della RAI TV, 30 anni fa, cioé nell'anno di grazia 1981, non c'erano ancora i computer.

Cosa che fa il paio con l'affermazione, fatta in un Social Network da una delle Grandi Firme del giornalismo italico, secondo cui Steve Jobs avrebbe inventato il computer (nel 76, tra l'altro).

Ora, se divulgatori e commentatori italici sparano di queste crasse fesserie, non c'é da meravigliarsi se l'Italia sia passata dal passo romano mussoliano a quello del gambero che, com'é noto, va sempre all'indietro.

Nella foto, nel 1971 al lavoro su un computer IBM 360.

martedì 13 dicembre 2011

Cose che Draghi potrebbe fare e non farà

1) Portare i tassi allo 0,25% fino al 2017
3) Acquistare i mutui dalle banche
4) Acquistare i crediti al consumo
5) Fissare i tassi di mutui e prestiti al 2%
6) Istituire la Centrale Rischi EU obbligatoria
7) Istituire la Vigilanza EU sulle banche
8) Vietare le partecipazioni non bancarie nelle banche
9) Vietare alle banche di entrare nel capitale di qualsiasi tipo di azienda
10) Obbligare le banche a vendere tutte le partecipazioni non bancarie

martedì 15 novembre 2011

Chi è causa del suo mal...

...pianga se stessa, anche se a piangere saranno anche milioni di europei. Questo dovremmo dire ad Angelina Merkel che oggi dichiara che l'economia tedesca sta attraversando il peggior momento dopo la seconda guerra mondiale, un momento difficile per l'euro, "molto di più di una moneta, il simbolo di mezzo secolo di pace, di libertà e di benessere sociale", ha detto la capo del governo tedesco. Secondo cui, nella condizione in cui siamo. "Se l'Europa va male, la Germania va male. Abbiamo bisogno dell'Europa, perchè la Germania vada bene".

Purtroppo a lanciare questo monito terribile, forse foriero di nuove guerre in Europa, è la stessa signora Angelina Merkel, quella che ha accettato, e senza fiatare, i diktat della BuBa quando ordinava al pavido, vanesio, smidollato Trichet (e alla sua corte di Bini Smaghi & C.) di non fare una politica monetaria espansiva. Anzi! Di alzare i tassi, anche in piena tempesta, e anche quando personaggi come Krugman, già nel 2010, dicevano che la BCE doveva fare una politica espansiva.

Ma i tedeschi sono così: finché non vedono le macerie non si convincono di non essere nel giusto.

sabato 12 novembre 2011

Alcune cose che Monti dovrebbe fare e non farà


1) Eliminare tutti gli enti previdenziali pubblici e privati inglobandoli nell'INPS
2) Mettere il tetto alle pensioni (max 80.000 euro l'anno)
3) Istituire un'indennità di disoccupazione per consentire di trovarsi un lavoro
4) Eliminare il TFR
5) Eliminare le Regioni
6) Eliminare le Provincie come enti politici
7) Ripristinare il Servizio Sanitario Nazionale
8) Rendere i Comuni del tutto autonomi fiscalmente
9) Confiscare il patrimonio delle fondazioni bancarie
10) Nazionalizzare tutte le banche non sane
11) Vendere tutte le partecipazioni statali, regionali e comunali
12) Istituire il contratto unico di base per tutti i lavoratori
13) Chiedere alla EU una Social Security europea
14) Chiedere alla EU una vigilanza europea sulle banche
15) Separare le funzioni bancarie di deposito da quelle di investimento
16) Chiedere alla EU l'armonizzazione di imposte, tasse e accise
17) Aumentare le accise su alcool e gioco
18) Mobilità obbligatoria del personale pubblico
19) Eliminare ogni contributo alle attività produttive
20) Obbligo per i comuni di costruire e gestire asili nido
21) Scuola obbligatoria e gratuita con orario continuo 9-17
22) Inasprire le pene per chi saccheggia i beni pubblici
23) Inasprire le pene per gli evasori
24) Impedire qualsiasi disposizione anti competitiva di ordini professionali

venerdì 14 ottobre 2011

Un paese infernale

Pur non facendo niente per evitarlo, e dall'alto del suo lautissimo ma non più prestigioso incarico, un tizio ha detto che il nostro é un paese di m...a, cosa che pensiamo un po' tutti, sopratutto quando dobbiamo subire inutili torture dalla P.A. che, non avendo introiettato il concetto di «public servant», obbliga i disgraziati prigionieri di questo m-paese a percorrere quel tunnel dell'orrore che é una burocrazia infingarda, incivile e in gran parte inutile, nel 2011, quando, con una cifra infinitesima della spesa pubblica, certe torture e storture si eviterebbero utilizzando la tecnologia disponibile e neppure di quella un po' più sofisticata.

Ovviamente, siccome il pus di questo bubbone fetido lo scopri quando ne hai bisogno e magari non ti puoi ribellare perché quell'azione della PA ti serve, ci diamo da fare come falene impazzite per risolvere in qualche modo; ci sbattiamo da un capo all'altro della città (se ci va bene!) per non parlare di peripezie dalle Alpi al Lilibeo se uno ha avuto la malaugurata idea di emigrare all'interno dell' m-paese invece di prendersi la soddisfazione orgasmica di emigrare all'estero, prendere la cittadinanza di una qualsiasi altra nazione e poi stracciare il passaporto con la scritta Repubblica Italiana che di vero ha solo l'italiana mentre di res publica c'é il nulla essendo una res privata di politicanti, loro clientes e pretoriani che impongono la loro massa quadrata di 4 milioni di ottusi iper protetti su 54 milioni di disgraziati che non hanno pensato per tempo di ascoltare Eduardo De Filippo quando diceva ai napoletani di scappare da una città divenuta terribile e dove la delinquenza non era la cosa più feroce, visto come la classe dirigente l'ha ridotta.

Oggi il sintetico, maestoso grido «fujitevenne», Eduardo lo direbbe a tutti gli italici, sopratutto ai giovani, che non si devono aspettare niente di buono, ma tante angherie, soprusi, fastidi e pure gli sberleffi e il dileggio da parte degli stranieri che, ovviamente, non capiscono perché sopportiamo tanta violenza pubblica.

Forse perché siamo destinati, tutti noi italici, al Paradiso, perché all'inferno ci siamo già stati tutta una vita.

lunedì 29 agosto 2011

Come la mettiamo?

Come al solito la confusione regna sovrana nella politica italiana. Non è una novità, ci siamo abituati. Quello cui non siamo abituati è che la confusione è anche nelle teste di quasi tutti i politici, nonchè in buona parte dei tecnici e di diversi economisti, ad esclusione di gente come Krugmann (Nobel) e Roubini che vedono in una decisa azione dei governi la soluzione della crisi che può essere risolta solo con metodi keynesiani: cioè mettere la gente a lavorare per costruire infrastrutture anche se questo significa non preoccuparsi di deficit ora, visto che l'aumento degli occupati e il ritorno in efficienza ottenuto da nuove infrastrutture farà aumentare il PIL.




giovedì 18 agosto 2011

Alleviamo politici irresponsabili

Quest'idea che il governo centrale istituisca e chiuda provincie, comuni e comunità montane, non è solo anti-democratica ma va proprio contro la necessità di responsabilizzare i politici locali.

Essere sotto la scure di Roma o sotto le sue sempre gonfie tette, non fa che aumentare la dipendenza economica dei politici locali e il loro senso di irresponsabilità verso soldi che loro non raccolgono sul loro territorio, dai loro cittadini, per cose che i loro elettori vogliono.

In questo modo, a fronte di qualche taglio di comuni piccoli e provincie minori, gli altri politici locali continueranno ad agire come quindicenni con la tessera bancomat di papà in mano: spesa libera ed ad libitum.

mercoledì 10 agosto 2011

Controsterzo

Asfalto umido, entrata in curva in velocitá e si finisce in testacoda. Situazione che il 99% degli automobilisti non sa gestire, per la semplice ragione che quello che c'è da fare (e da fare subito!) é una manovra contro intuitiva: controsterzare velocemente per rimettere il veicolo in linea.

Poi magari uno fa un corso di alta guida e impara anche a fare una sbandata controllata, a gestire la macchina come i piloti di rally, sgommando sullo sterrato di impervie vie per un secondo in meno rispetto ai concorrenti, tecnica di guida che contiene un profondo insegnamento: un evento negativo può essere utilizzato a proprio vantaggio se tecnicamente gestito bene.

Ecco, questo é quello che sta capitando all'economia: sbanda dal 2007, e purtroppo i guidatori sono: o dei pivelli come Obama, uno che s'é capito é solo chiacchiere e distintivo, o come Angelina Merkel che, da ex abitante della DDR, paese dell'ortodossia comunista, non può capire l'economia di mercato e tantomeno gestirne una delle piú importanti al mondo.

Poi ci sono politici, gente che su un'auto non dovrebbe salire, nè come autista e neppure come passeggero per il pericolo che con il loro isterismo da fifa blu farebbero perdere la calma pure a uno Shumacher o a un Valentino Rossi. Sono i vari Sarkò in Brunì, Bambi Zapatero, Gordon Brown, Cameron, l'inaffidbile Papandreu e poi i nostri che da anni competono in uno squallido macchiettismo da avanspettacolo anteguerra.

E infine ci sono i tecnici, quelli che le auto non le guidano direttamente, quelli che dal comodo lussuoso sedile posteriore danno indicazioni al politico-autista, sia quando la macchina cammina e purtroppo anche quando comincia la sbandata, o peggio, quando loro credono di vederla una sbandata, per cui cominciano a lanciare gridolini isterici sull'economia surriscaldata da raffredare subito con un bella lievitata dei tassi.

Sono quelli delle banche centrali, quelli del fondo monetario, quelli delle agenzie di rating. Gente che non ha mai guidato nemmeno un banco di meloni, che ordina il da fare a politici-autisti impazziti dalla paura di scendere dalla lussuosa limousine che qualche milione di illusi gli ha affidato con il voto.

E di solito i tecnici fanno proprio quello che fa il pivello: invece di una bella manovra contro intuitiva, un energico, immediato contro sterzo, che fanno? Agevolano la sbandata muovendo il volante in tutte le direzioni, sembrano api impazzite quando un orso distrugge il loro comodo, tranquillo, pacioso alveare, tutto legge, ordine e operositá.

Uscendo dalla metafora, cosa avrebbero dovuto fare i manovratori una volta visto un inizio di sbandata?

Certamente non quella idiozia totale e contemporanea di FED e BCE di alzare i tassi, manovra stupidissima che ha solo inguaiato di piú quelli che avevano mutui e debiti da pagare.

Certamente non impaurire i governi alle prese con la disoccupazione con l'idea ridicola che uno stato non debba fare debiti, quando questa é una condizione per il sottosviluppo, come dimostrano le iniziative nei paesi del terzo mondo dove il micro-credito (ovviamente ben erogato) serve a far crescere l'economia e le condizioni di vita della gente.

Certamente andava sollevato il piede dall'acceleratore, ma non spegnere del tutto il gas togliendo credito a tutti, perché, alla fine della sbandata, bisogna rimettere in marcia il veicolo utilizzando la sua forza di trazione e non affidandosi solo alle forze inerziali, come stanno facendo tutti adesso sperando che il veicolo in testacoda la smetta di sbandare.

Bisognava restringere il credito a chi s'era troppo indebitato, ma non strozzare tutti, impedendo anche a chi ha saputo uscirne di poter continuare a marciare e magari prendere a bordo i lavoratori lasciati a piedi da chi non é stato bravo a gestirla la crisi.

E sopratutto, invece di dare prestiti alle banche - maggiori e sole responsabili del credito facile - la liquiditá doveva essere data in cambio dei mutui che loro gestivano, in modo tale che ai mutuatari i governi e le banche centrali potevano praticare tassi politici, cioé bassi, e quindi sollevare la gente dalla paura di perdere la casa, paura che blocca qualsiasi altra spesa, e contemporaneamente le banche avrebbero avuto la liquidita per prestare alle imprese buone.

Manovre contro intuitive: dare di controsterzo, ridare gas alla fine della curva, questo fa un esperto e, come si diceva, un pilota di rally può addirittura utilizzare la sbandata controllata per guadagnare secondi preziosi, per cui non sarebbe male qualcuno prendesse delle iniziative tali da evitare i testacoda ma anche far ripartire velocemente l'economia guadagnando su quelli piú fessi, meno preparati e meno coraggiosi.

Ma occorre che chi guida abbia tecnica e coraggio. I fatti dicono che mancano entrambe.

martedì 12 luglio 2011

Debito? Quale debito?

L'Economist ha pubblicato una bella immagine che mostra quale sia la realtà del debito pubblico italico: metà in mano alle banche straniere che, ovviamente non hanno interesse a far fallire il debitore che quei 1.000 miliardi proprio non li può restituire.

E poi c'è il resto dei 1.900 miliardi che è in mano agli italici stessi, cioè banche, fondi, aziende e persone, il che è come dire che il padre di famiglia è stato costretto a fare spese per i figli e i soldi per queste spese glieli hanno prestati i figli stessi.

Una cosa tipicamente da italica commedia dell'arte, con un Arlecchino e un Pulcinella che derubano il buon Pantalone, con l'aiuto delle moine di una Colombina discinta, e il tutto scientificamente sentenziato come cosa buona e giusta da un Balanzone che si trova sempre in qualche università, centro di ricerca e in una di quelle istituzioni che fanno onore al paese.

sabato 9 luglio 2011

Lo stato delle cose

Siamo a metá 2011 e tolta l'estate, ci restano solo tre mesi per archiviare anche quest'anno fetente in modo da avvicinarsi velocemente al fatidico 2017 che, nel 2008, avevo previsto come anno del ritorno ai livelli del 2007, cioè quando é iniziata la crisi.

In verità si deve dire che i ragazzotti di McKinsey sono un po' piu pessimisti di me, perché loro dicono che solo nel 2018 si tornerà a livelli 2007, ma non per tutti, visto che la loro previsione é solo per gli USA e comunque contiene la terribile profezia che ci saranno sempre troppi milioni di disoccupati, anche in America, cosa piú che confermata dai dati di questi giorni.

Quindi le varie fantasiose forme della crisi (a forma di V, W, U, L) sono tutte sbagliate: la crisi ha la forma dello swoosh della Nike, una lentissima ripresa dopo una ripida caduta, purtroppo ancora in corso in molti paesi del mondo, fra cui i PIGS, e anche in Italia che continua a illudersi di essere un paese ricco quando la sua ricchezza fasulla é solo frutto di un guazzabuglio amministrativo ormai così intrugliato e così indistricabile che qualsiasi soluzione dello stesso farebbe male a qualche milione di persone riducendole a poveri senza avvenire.

Ma anche se un qualsiasi politico (pronto poi a farsi impiccare da gente improvvisamente fatta svegliare dal sogno beato con la zizza in bocca) si desse seriamente da fare per sciogliere l'enorme nodo gordiano creato da 150 anni di trattative tra poteri forti, e tra questi e un popolaccio che "ricatta" i politici con il voto, cosa avremmo risolto?

In pratica poco o niente. Forse un po' di spese in meno - eliminando però Regioni, Provincie, Enti Previdenziali, contributi alle imprese e riducendo l'esercito e l'apparato di polizia - ma il problema immane dei titoli tossici (e delle leggi truffaldine che hanno permesso di crearlo) non lo può risolvere l'Italia da sola a meno di non ritornare alla lira.

Esclusa questa sciocchezza, l'unica strada per tornare alla casella di partenza é la ricetta svedese del 1994: procedere ad una totale nazionalizzazione delle banche europee, sopratutto quelle grandi e a rischio sistemico, attivare un'immane operazione di pulizia del materiale finanziario tossico e mettere subito in campo una vigilanza europea che impedisca indebitamenti (non ripianabili) di aziende, enti pubblici e stati europei.

Ovviamente bisognerà, in primis, spiegare agli italici che se vogliono una sanità come quella che hanno adesso, «se la devono pagare», cosí come devono pagare il costo reale del biglietto del bus e del treno, e che devono mettersi l'animo in pace in quanto a contributi alle imprese e/o ad agevolazioni: non servono a niente, distorcono il mercato, sono fonte di ruberie e occasione per faccendieri.

Se non si fa tutto questo, e ambressa...ambressa, la ripresa non ci sarà neppure nel 2018 e l'unica scappatoia - per chi può e sa fare qualcosa - sarà emigraren lasciando l'Italia in mano ai profughi dall'Africa che, visto da dove partono, si accontentano che almeno da noi c'è l'acqua corrente per bere e il bidet per lavarsi.