martedì 4 settembre 2007

Finanza P2P: il fenomeno ZOPA

Al convegno di IDC, “The European IT Banking Forum 2006” le due relazioni più interessanti sono state quelle di Bob Giffords, analista indipendente del settore finanziario, e quella di Tim Parlett, uno dei fondatori di ZOPA, acronimo di Zone Of Possibile Agreement, un luogo sulla Internet dove la gente comune può offrire denaro in prestito ad altra gente normale, che ne ha bisogno, senza dover pagare salatissime intermediazioni alle banche che servono, soprattutto, a pagare i lautissimi stipendi dei banchieri, le stratosferiche parcelle dei loro consulenti ed i lussi megagalattici dei consigli d’amministrazione.

ZOPA è un esempio concreto di quello che Giffords ha descritto, come uno degli scenari futuri a breve termine, ad una platea di banchieri e bancari che si dividevano fra chi non credeva per niente alle parole dell’analista e chi, semplicemente, non aveva capito niente di come si sta evolvendo il pur statico settore finanziario, forzato a darsi una mossa a causa della diffusione delle tecnologie dell’informazione e soprattutto della Internet e del WEB 2.0.

Zopa è il posto dove una persona qualsiasi può chiedere prestiti alla community di chi offre denaro, altra gente normale che ha qualche soldo in più e che vuole far fruttare meglio di quanto gli possa offrire la banca. Il tutto in sicurezza e con grande semplicità perché il modello di ZOPA è un meccanismo che si basa su pochi punti di forza.

Chi cerca un prestito è analizzato da ZOPA utilizzando i dati messi a disposizione dalle centrali rischi e dai sistemi antifrode ed, ottenuta la storia finanziaria di una persona, è possibile ricavarne un grado di affidabilità che ne determina anche il rischio e di consegunza anche il tasso da applicare al suo prestito.

L’altro punto di forza è che il prestito è spalmato sulla platea di persone che offrono denaro e che intendono ricavare un interesse pari a quello che il mutuatario potrà pagare. In questo modo il rischio per ognuno degli offerenti è di poche sterline e quindi con poche probabilità di perdita dell’intero capitale investito. Un prestito di 500 sterline, ad esempio, è spalmato su almeno 50 persone che, al più, rischiano solo 10 sterline.

Il guadagno di ZOPA è una piccola quota per il servizio, che è infinitamente più bassa di tutte le commissioni che di solito si debbono pagare alle esose banche. Per ogni prestito ZOPA trattiene sul capitale prestato una percentuale dello 0,5% (zero virgola cinque) ed un altro 0,5% l’anno lo deve chi concede il prestito.

Due conti della serva: se chiedo 2.000 sterline, il costo per l’operazione è di 10 sterline, che è aggiunto al capitale da restituire. E basta! Dovrò restituire 2.010 sterline, mentre ne ricevo sul c/c bancario 2.000.

Chi presta paga lo 0,5% sul capitale prestato: se uno presta 1.000 sterline ne paga 5 come commissione, per cui, se presta al 7%, guadagna 70 sterline di interessi per ogni anno, da cui deve sottrarre le 5 sterline di commissione, per un totale di 65 sterline di guadagno.

Bello vero? Ma questo è solo l’inizio perché questi meccanismi possono essere facilmente replicati all’interno di quelle che Bob Giffords chiama “nicchie”, cioè comunità di persone che si conoscono, condividono interessi o fanno affari insieme e che possono trovare più conveniente fare transazioni finanziarie fra di loro piuttosto che subire l’intromissione ed i costi delle banche nei loro affari.

Come ha spiegato Tim Parlett è proprio questo il meccanismo che incentiva la gente a servirsi della finanza P2P: chi ha bisogno di un prestito cerca anche comprensione dei suoi bisogni e chi presta denaro non cerca solo il guadagno ma anche un compenso di tipo emozionale. E’ l’effetto eBay: non si partecipa alle aste solo per fare affari ma anche e soprattutto per fare un’esperienza. Fare un’esperienza è oggi l’elemento che, in alcuni casi, fa decidere di pagare un prezzo più elevato perché si riconosce che il caffè bevuto nella Piazzetta di Capri ha un valore molto ad di là del valore intrinseco del caffè anche se, ad onor del vero, solo un caffè preparato da qualsiasi barista sotto alla linea del Garigliano-Liri si può definire un caffè.

Ma ZOPA è anche e soprattutto una comunità ed il piacere di far parte di una community è un potente elemento di interesse, come dimostrano i milioni di gruppi che sono nati insieme ad Internet che è oggi passata alla fase successiva: al Web 2.0, il web della partecipazione, il web dove è l’utente che detta le regole, dove l’utente suggerisce i prodotti. E’ lo stesso effetto che avevano scoperto da tempo gli stilisti: sono le persone che fanno lo stile ed il lavoro del creativo è essenzialmente osservare lo streetwear, cioè quello che si porta, quello che la ragazzine inventano per sottolineare i loro corpi che sono molto diversi da quelli delle madri. Il compito dello stilista è quello di rielaborarlo in prodotti più fascinosi e, ovviamente molto più costosi perché branded. Nel settore della moda siamo già al Dress 2.0 dove il cliente fornisce l’input. Borse da donna con manici molto corti per portarle a giro manica per non essere scippate ed occhiali avvolgenti scuri per difendersi dalle luci stroboscobiche delle discoteche sono le cose nate dall’osservazione della vita di tutti i giorni.

Ma l’appartenenza ad una community non è il solo e nemmeno il più importante elemento perché giocano anche potenti forze psicologiche come: il voler rendersi utili agli altri (sindrome del boy scout), il piacere di aver fatto un affare (l’affarista), ed anche quello ancora più potente di fottere le banche (il graffitaro). Tutte sindromi umane di esseri umani che vorrebbero essere trattati, anche dalle paludatissime e laccatissime banche, come persone e non come numeri di conto da prosciugare mediante fantasiose commissioni che alla fine sono percepite, né più né meno, come un pizzo camorristico che non è per niente una bella esperienza.

ZOPA è un classico effetto long-tail: molti piccoli prestiti generano tante piccole commissioni che alla fine sono più consistenti in volume di grandi commissioni su prestiti anch’essi molto grandi che però implicano anche rischi più grandi. Un metodo da applicare molte altre situazioni bancarie dove, ad esempio, si potrebbero dare micro prestiti a basso interesse che, come dimostra l’esperienza di Yunos, il banchiere dei poveri, hanno alti tassi di ritorno. In parole povere: meglio tante uova domani che tirare il collo alla gallina oggi come fanno invece i signori delle carte revolving o quelli che adeguano automaticamente il tasso dei mutui alle incomprensibili manovre della BCE, un’altra istituzione che si illude di guidare un’economia complessa come quella di EU-27, con la sola leva del cambio.

Come pilotare un Jumbo con il joystick della Playstation.

1 commento:

Alessandro ha detto...

Ciao Roberto,
concordo pienamente con il concetto di "economia dell'esperienza", e della valorizzazione dell'esperienza come "plus point" nello scegliere un evento...
La finanza P2P potrebbe essere una soluzione interessante e proficua per smuovere il mondo delle piccole idee, che credo in Italia sia largamente presente in ogni secondo o terzo cassetto di una qualsiasi scrivania, rimane il fatto che esistono alcune barriere culturali (ZOPA è un concetto english-based, ne serve uno italiota, che così ci fidiamo..) e, in particolare, servirebbe lo scardinamento di quella inconscia morale cattolicizzata dell'accettare anche la peggiore delle sfighe come un male che viene da un divino inattaccabile... e accidenti se certe istituzioni si sono auto-divinizzate..
in ogni caso, ben venga una possibilità di scelta! Ci vorrebbe un marketing più aggressivo, una comunicazione più capillare, più conoscenza, ma ancora, affetti da "druidismo", la conoscenza della finanza chi ce l'ha se la tiene...