martedì 4 settembre 2007

Non tutte le truffe vengono per nuocere

Una delle previste e probabili next big thing, ovvero il qualcosa che dovrebbe ridare vigore a mercati un po’ affamati di novità dopo l’abbuffata internet e dei celluari, sono gli RFID, le targhette elettroniche applicate ai prodotti che renderanno più semplice gestire la logistica. Gli RFID, infatti, si leggono a distanza, senza alcun contatto ed agevolano la gestione delle merci con un conseguente effetto positivo sui prezzi al consumo.

Gli RFID da noi stentano a decollare perchè, come al solito, manca un elemento di spinta, un driver che ne permetta l’adozione su larga scala. Negli USA c’è il solito Department of Defense, sempre a caccia di innovazioni, che spende e spinge per l’adozione delle magiche targhette che sono un grosso aiuto per la gestione di milioni di oggetti che sono alla base della logistica di una delle più grandi forze armate del mondo. Milioni di tonnellate di merci sono spedite ogni giorno in giro per il mondo e l’identificazione certa di un materiale può essere, nel campo militare, più che un modo di risparmiare piuttosto un accorgimento per evitare errori fatali. E non è un erroraccio inviare ad un reparto combattente un pallet pieno di dentifrici invece dei pezzi di ricambio per un radio da campo.

Altro grande protagonista americano della svolta RFID è Walmart, il colosso dei supermercati, che, con la sua potenza contrattuale, sta obbligando tutti i suoi fornitori a marcare i prodotti con le etichette elettroniche. E, siccome nessuno è disposto a perdere un cliente come Walmart, tutti si adeguano e si crea così una cultura basata sulle etichette intelligenti e questo darà un ulteriore impulso all’economia americana, confermando che è l’innovazione il principale motore per lo sviluppo delle economie moderne che devono pararare la concorrenza dei bassi costi praticati dai paesi in via di sviluppo.

Questi ultimi sono molto aggressivi, pronti a copiare ogni tecnologia ma anche disposti a giocare sporco e fuori delle regole, utilizzando metodi molto spesso illegali ed talvolta anche criminali come sono la contraffazione dei prodotti di marca e la loro sostituzione con prodotti pericolosi per i consumatori. Ormai è all’ordine del giorno scoprire dentifrici taroccati, medicinali che non hanno nessuna sostanza attiva, giocattoli velenosi e pericolosi che costano poco perché non rispettano le rogale che i paesi civili si sono dati con molto affanno per tutelare i consumatori.

In questo caso gli RFID potrebbero essere la risposta delle marche per evitare la contraffazione ottenendo un duplice risultato: tutela effettiva del consumatore e adozione immediata degli RFID che avrebbe un benefico effetto sui costi della logistica che sono poi scaricati sui prezzi finali.

Prendendo ad esempio il caso dei dentifrici contenenti sostanze tossiche e spacciato come quelli della famosa Colgate, è chiaro che, se in ogni tubetto fosse annegato un chip univoco, sarebbe facilissimo per il consumatore verificare l’autenticità del prodotto nel momento stesso che il tubetto passa sullo scanner della cassa. Per non parlare di quei prodotti cui prestare maggiore attenzione come i medicinali la cui contraffazione può portare gravi conseguenze per il malato.

Al momento però l’adozione degli RFID è frenata dal costo che è, come al solito, funzione dei volumi ma, se non si considera solo il vantaggio per il singolo sistema ma quello che ne avrebbe l’intero sistema industriale/commerciale, nonché quelli in termini di sicurezza (morti, malattie ed incidenti evitati) allora il costo è un elemento marginale. D’altra parte anche nelle automobili abbiamo avuto una lotta fra chi voleva maggiore sicurezza e l’industria che non voleva caricarsi di altri costi. Per fortuna hanno vinto i primi ed oggi abbiamo auto che costano meno di quelle degli anni 60 ma con una dotazione di sicurezza che è andata bel oltre le aspettative di chi metteva la salute dell’automobilista davanti ad ogni interesse economico. Le battaglie per la sicurezza automobilistica non hanno solo prodotto le cinture, i caschi, l’ABS e l’airbag ma hanno creato in primo luogo una cultura: quella della protezione del consumatore.

Adottare gli RFID per capire se una scatola di aspirine è originale o nient’altro che un po’ di qualche sostanza bianca, forse non innocua, può sembrare eccessivo e stupido ma far morire un bambino perché ha messo in bocca un giocattolo tossico non a norma CE lo è infinitamente di più.

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