martedì 4 settembre 2007

Peste e Corna

Come la Provvidenza manzoniana salva l’onore di Lucia Mondella ed evita le corna a Renzo Tramaglino

Qual è l’opera è impossibile non studiare a scuola? Un’opera che ha un impatto negativo sulla morale dei giovani italiani nella fase della formazione e fa disastri più dei “Simpson” o di “Friends”?

Esatto. I Promessi Sposi. Proprio loro. E di che parlano i Promessi Sposi?
Grattando, grattando l’indigesto mattone del buon don Lisander ci troviamo di fronte ad un’opera altamente diseducativa, una specie di racconto porno soft che dovrebbe servire a catechizzare i giovani, ma che è, in effetti, in termini psicoanalitici, la summa di tutte le nevrosi di Alessandro Manzoni e della sua strana famiglia che ci ha regalato un altro famoso illuso, tale Beccaria Cesare che, sempre per ragioni morali, ci ha impedito di trattare i furboni in gessato grigio come al tempo dell’inquisizione. Allora li vorrei vedere quelli che bazzicano il Broletto/Broglietto davanti ad un energumeno con un gatto a nove code. Quante ne rivelerebbero di porcate bancarie. D’altra parte è bastato che un magistrato con scarpe grosse, cervello fine e modi rudi, mandasse a San Vittore un po’ di gente importante e miracolosamente questi hanno parlato, scritto e fatto pure i disegni (come diceva la buonanima di Massimo Troisi) pur di non rimanere vittime delle voglie omosessuali che imperano nelle carceri.

Cosa racconta lo scrittorone lombardo se non la storia di una specie di potente politicante dell’epoca che vuole, come era d’altra parte, suo diritto secondo i canoni dell’epoca, iniziare ai piaceri della carne una verginella del lago di Como che invece la vorrebbe dare, almeno la prima volta, ad uno sfigato setaiolo qualsiasi, tale Renzo Tramaglino, uno che pare un pre destinato, prima o poi, a portare le corna? E cosa fa la furba verginella pur di non farsi fare la festa da don Rodrigo (e contro la sua convenienza)? Si va a rifugiare a casa di un puttanone, tale Gertrude, la Monaca di Monza, che nelle note a piè pagina di tutte le edizioni dei Promessi Sposi si scopre essere formalmente donna di chiesa ma dedita a numerosi piaceri carnali, il tutto condito con aborti e probabilmente anche con amori saffici. Mi sembra di rivedere quello che succede ogni mese in qualche parte del mondo dove i scoprono le porcate dei preti pedofili. E quando l’allegra badessa non può nascondere i suoi scheletri nell’armadio la verginella è costretta a riparare sotto la protezione di uno che è ancora più fetente e potente di don Rodrigo. Uno così fetente, ma così fetente, che a distanza di 200 anni Manzoni non lo poteva nemmeno nominare. Uno che è tale e quale a quei padroni oscuri del salotto buono finanziario cui si rivolgono i grandi industriali falliti, quando si accorgono che non hanno altra scelta che farsi linciare dai creditori o sparasi un bel colpo di calibro 38 in bocca.

Ecco cosa imparano i nostri giovani: per consentire a Lucia di non doverla dare ad un potente è bene mettersi sotto la protezione di uno ancora più fetente (sperando che non sia pure lui un erotomane), che le pie persone di chiesa pensano solo agli affari loro, nel senso di fare di tutto per tenersi la cadrega di curato o il posto di alto valore economico di badessa del convento, che gli avvocati sono solo manipolatori delle leggi a favore dei potenti e che infine l’unica cosa è sperare che la provvidenza, stimolata dal frate Cristoforo con il suo ditino alzato minacciosamente, con l’alta intercessione del buon cardinale Borromeo (anche lui dimentico delle sospette ricchezze della sua famiglia), faccia scoppiare una bella devastante pestilenza che, mentre si porta all’altro mondo bambini innocenti, lavoratori onesti e madri di famiglia, avrà anche il benefico effetto di riempire di pustole e far morire anche quel cattivone di don Rodrigo che la giustizia umana non è riuscita a fermare. Insomma un’ecatombe di migliaia di milanesi a difesa della verginità di Lucia. Il che è veramente devastante per una giovane coscienza. Forse sarà per questo che oggi molte giovani liceali anticipano un certo tipo di esperienze sessuali alle scuole medie. Vogliono evitare che, per punire il parroco o il prof con le mani lunghe, si scateni un’epidemia purificatrice che ha il piccolo difetto di non guardare in faccia a nessuno.

Ritornando seri, il vero dramma per gli italiani è fissare per sempre nella testa dei giovani che alla fine arriva sempre qualcuno, l’uomo della provvidenza, che aggiusta tutti i casini. Cavour che s’inventa l’unità di Italia per apparare i giganteschi debiti dei Savoia. Mussolini che salva i Savoia dalla rivoluzione rossa del 1921. I carabinieri che arrestano il non più utile Mussolini e danno modo al re travicello di Savoia di squagliarsi sotto l’ala protettiva degli anglo-americani. De Gasperi, con l’assegno americano in bocca, che evita la presa del potere da parte del PCI. I giudici di Milano che salvano, momentaneamente, il paese dalla corruzione. Ciampi che ci porta nell’euro per evitare una bancarotta nazionale. Draghi che sostituisce un incauto e chiacchierone Fazio. Berlusconi che evita il dilagare dei comunisti che, nel frattempo, sono diventati banchieri d’affari che non sanno l’inglese e quindi nemici d’affari.

Insomma l’italica stirpe, da quando ha perso la capacità degli antichi romani di guidare e civilizzare il mondo, è diventata una massa di piagnoni il cui unico motto è “io speriamo che me la cavo” vendendosi al migliore offerente, cedendo, quando serve, la moglie all’occupante di turno di cui diremo peste (e ci terremo le corna), assodato che la fine della seconda guerra mondiale ha mostrato al mondo che gli uomini italiani sono stati molto lesti a fornire madri, moglie, figlie e sorelle agli invasori anglo-americani, anche per una barra di cioccolato, che, in quel momento, era l’unica provvidenza disponibile e che, forse, in qualche modo, ci ha fatto guadagnare in altezza: il fatto che i figli di tanti italiani sono improvvisamente diventati alti e biondi, noi che eravamo neri e bassotti, non potrebbe essere l’effetto dello scambio barretta di cioccolata-onore delle tante Lucie del dopoguerra a spasso sulle jeep dei G.I.?

Quello che però ci rimane di vero e devastante è questo senso di irresponsabilità che ci permette di metterci nei casini più neri, come credere ai Bond Argentini, e poi aspettarci un salvatore qualsiasi che ci renda indietro i nostri zecchini, i sudati risparmi frutto di tanto lavoro e di tantissima evasione fiscale.

Purtroppo, pare che la fabbrica degli uomini della Provvidenza abbia esaurito la produzione di demiurghi e quindi gli italici devono prendere coscienza che “chi la fa la copra pure” perché non c’è più nessuno al mondo disposto a spalare la nostra merda anche perché la nostra cacca, cioè l’andazzo della nostra politica ed il nostro debito pubblico, è diventato così grande che non c’è una pala tanto grande da poter spalare tanta merda.

Però ci potremmo augurare una bella epidemia di aviaria che avrebbe il vantaggio non secondario di eliminare tanti politici, impiegati statali e pensionati, con sistemazione definitiva delle casse dell’erario e degli enti previdenziali. Dobbiamo solo trovare un frate Cristofaro che vada davanti a Montecitorio ad agitare il ditino minacciando che “verrà un giorno”.

Per il momento non ci resta che spiegare alle Lucie ed ai Renzo del terzo millennio che non gli resta che prendere la valigia firmata ed emigrare, perché questo paese non ha più nessuna speranza.

Nemmeno quella nella Provvidenza. Ci sono in giro troppi Innominati che nei loro salotti ovattati esercitano il potere tramite il controllo sui soldi. Ci sono troppi Don Rodrigo, i caporioni a capo dei comuni e delle province che spendono, spandano ed assumono amici, parenti e benefattori. E ci sono tante Monache di Monza e Don Abbondio che continuano a mantenere un ferreo controllo sulle banche con lo scopo non recondito di non permettere al paese di modernizzarsi. Perché modernizzarsi significherebbe liberarsi dell’oppressione culturale che comincia a scuola con lo studio di quel mefitico romanzo porno che è “I Promessi Sposi”.

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