domenica 1 novembre 2009

Maratoneta a NYC

L'ambizione della servitù è stata sempre quella di scimmiottare il ricco padrone e perció tante delle usanze americane sono entrate nella nostra subcultura, a volte con un ritorno in Europa di cose tipicamente nostrane, esportate a suo tempo in America e poi riverniciate, a volte ribattezzate e sempre massificate come prodotto industriale.
La sublime pizza napoletana ridotta a schifezza con l'anas in un cartone fetente, le svizzere diventate hamburger da infarto, gli hotdog, che sono sempre i vecchi i salsicciotti mittel-europei, Santa Klaus, il San Nicola da Bari rielaborato dalla CocaCola, e anche Halloween, quel pasticciaccio brutto di riti pagani anglosassoni e feste dei morti cristiane ormai occasione di bagordi per adulti poco cresciuti.
Infine anche la mania del correre, anzi, del running, una cosa che già il cardiologo Barnard aveva definito semplicemente un'idiozia che fa più male che bene.
Ma l'imitatore servile è ormai preso e il suo sogno supremo è certamente quello di farsi i 42 km e rotti fra gli scenari di Woody Allen e quelli di Marty Scorsese di una New York che è un luogo che va goduto lentamente, sorseggiandone ogni angolo e non certo correndo intruppati fra maratoneti professionisti e quelli che, giustamente, ci vanno solo per l'ennesima occasione per esibirsi.
Il runner invece ci va per correre, al via fa scattare il suo cronografo personale per battere di nuovo se stesso.
Ma è proprio così?
No, perchè il runner non corre contro se stesso, e nemmeno contro gli altri, il runner, sopratutto over 40, corre per sfuggire alla Signora Morte, la sua è una fuga da un destino ineluttabile, ed è veramente singolare che la più famosa delle maratone aperte a tutti si svolga nei giorni dei morti, i giorni che ci ricordano che è meglio vivere la nostra breve vita insieme agli altri e per gli altri, perchè è inutile correre per sfuggire alla Morte, lei sta sempre avanti a noi, sull'ultimo traguardo, pronta a schiacciare il pulsante dell'ultimo centesimo di secondo.

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