giovedì 12 novembre 2009

Lo scudo inutile

Le parole, come si sa, rivelano sempre recondite paure e desideri e, avere chiamato scudo il provvedimento per il rientro di capitali, è un sintomo di profondo malessere, molto ben conosciuto più che percepito, dal ministro del Tesoro, espressione di quei produttori che sono, per necessità, i destinatari, ma non i maggiori beneficiari, del provvedimento, gente che deve procurarsi denaro sonante perchè ha le casse vuote, non è più finanziato e ha banche, fisco e fornitori da pagare.
Si tratta quindi di una mossa alla disperata, un tentativo di salvarsi con un fallaccio, sicuri che l'arbitro-fisco (per il momento) guarda dall'altra parte, con la speranza di ricominciare a fatturare come ai bei tempi.
Ma se un'azienda non è stata capace di affrontare una crisi vuol dire che la sua gestione è a pane e castagne, non ha mai avuto una strategia e sopratutto non ha capacità di diversificazione (di mercato e/o di prodotto) per cui è abbastanza improbabile che riesca a riavvare le macchine quando l'economia sarà ritornata ai livelli precedenti la crisi.
E poi c'è il piccolo particolare che, nel frattempo, i concorrenti sani non stanno mica a guardare, presidiano e occupano fette di mercato tradizionale e sopratutto attaccano quei mercati diversi che i concorrenti asfittici non hanno visto.
Alla fine chi proprio non è in grado di competere dovrà abbandonare e lo scudo sarà servito al fisco per aggiungere qualche goccia di euro in un secchio bucato.

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