venerdì 20 febbraio 2009

Nazionalizzare necesse est

La signora Merkel, Angela di nome, ma non di fatto, ha varato una legge, per nazionalizzare le banche inguiate, che prevede anche l'esproprio a favore della Repubblica Federale dei Tedeschi che, ancora una volta, e anche se disturba qualcuno, dimostrano di essere i più furbi della classe.

D'altra parte che altro si può fare. Niente. Il buco è troppo grande e non lo si può riempire con secchiate di euro in bocca a banchieri ingordi, e sarebbe il meno, visto che sono sopratutto incompetenti e forse anche imbecilli.

Nazionalizzare dopo l'orgia liberista della supponente signora Thatcher, quella che mandò la gente dei SAS e i gurka di sua maestà a scannare i soldatini argentini alle Falkland, sembra un'eresia, ma se andiamo in fondo si scopre che potrebbe essere anche un buon mezzo per eliminare sia debiti fra le banche sia una parte del debito pubblico statale.

Il passaggio della proprietà di gran parte delle banche nelle mani dello stesso padrone permetterebbe di compensare debiti e crediti fra le stesse ed eliminare così un bel pezzo di titoli tossici, sopratutto se le compensazioni venissero fatte anche fra gli stati ormai proprietari della banche; della serie: io restituisco un titolo tossico a te e tu me ne ridai uno a me.

In Italia questa cosa avrebbe effetti spettacolari, assodato che molte amministrazioni locali e loro controllate sono oberate dai derivati che, in un'ipotesi di nazionalizzazione delle banche creditrici, potrebbero essere anche azzerati, con sollievo dei bilanci pubblici e diminuzione di tasse.

Progetto ardito? Ma, di fronte a quello che hanno combinato i banchieri, ogni progetto abbastanza sensato, per quanto estremo, sarebbe sintomo di estrema saggezza.

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