giovedì 23 aprile 2009

Dieci pezzi facili

Di fronte alle crisi ci sono tre modi di agire:
- andare nel panico, e fare perciò stupidaggini su stupidaggini che aggravano la situazione
- far finta di niente e continuare a fare le stesse cose, anche se non rendono
- reagire, non sono con la conquista di nuovi mercati o acquisire concorrenti, ma anche sfruttare una cosa che di solito, nei momenti buoni, non si riesce mai ad avere: il tempo.

C'è più tempo, perchè si va a regimi più bassi, e questo tempo può essere utilizzato per rigenerarsi, in dieci semplici passi, che non sono nemmeno costosi.

1) Eliminare i clienti problematici e non profittevoli
2) Eliminare i prodotti e i servizi problematici, non profittevoli e che non possono essere rivisti.
3) Istruire il personale utilizzando tutte le occasioni (anche gratuite) che ci sono.
4) Rivedere i prodotti, i servizi e la loro qualità.
5) Rivedere e semplificare l'organizzazione (anche ricorrendo all'outsourcing)
6) Automatizzare i processi, non solo quelli produttivi, ma anche quelli di supporto
7) Cercare nuovi mercati, uscendo dal solito giro, dalle solite fiere, dalle solite manifestazioni
8) Imbarcare un po' di creativi
9) Rifare il sito web, rivedere il posizionamento sui motori di ricerca e la web reputation
10) Comunicare, comunicare, comunicare, comunicare........

1 commento:

Unknown ha detto...

Da una parte concordo, in linea di massima, sui dieci passi proposti, che possono essere sintetizzati in una sola parola: INNOVARE, ossia fare cose nuove o fare in forma diversa cose che già si fanno.
Il superamento della crisi attuale si persegue dunque attraverso un'efficace azione di innovazione.
Dall'altra osservo che, per mettere in atto una tale azione, è fondamentale individuare e selezionare gli obiettivi da perseguire, sia per valutare la coerenza ed efficacia dell'azione complessiva, sia per valuare le risorse da mettere in campo per renderle operative.
A mio modo di vedere,l'innovazione si persegue solo attraverso un insieme coerente ed armonico di progetti (avendo chiaro il signiificato della parola "progetto"); ciò significa, in parole semplici, che:
- un'azienda, per perseguire tale scopo, deve essere organizzata per progetti
- i singoli progetti devono essere gestiti da Project Manager opportunamente preparati
- l'insieme dei progetti costituiscono un Programma, che deve essere gestito da un Program Manager (lo potremmo chiamare anche Innovation Manager)
Il problema è che in Italia non siamo propensi ad una vera adozione del Project Management (uso la dizione inglese per indicare in modo inequivocabile una disciplina ben identificabile), perchè siamo restii al monitoraggio ed al controllo; preferiamo gestire le attività in modo originale, creativo, burocratico, al fine di gestire le cose come piace a noi, senza far capire molto o dare appigli ad altri, che potrebbero quindi contestarci.
Il Project Management è invece una cultura che deve essere diffusa a tutti i livelli (in diverso grado, naturalmente), non disciplina compresa da pochi eletti, che poi fanno, disfano e giustificano a proprio piacimento e secondo la propria convenienza.
Il Project Management è serietà, concretezza e trasparenza (questo è il problema...).
Non sarà un caso che - in Canada - uno studio denominato "Preparing for the Future: Identifying Advanced Essential Skills Needs in Canada" colloca il Project Management tra le 4 principali conoscenze di cui disporre per affrontare le sfide del 3° millennio ("Leadership, creativity, project management and communication/interpersonal skills were identified as four major groups of advanced skills").