domenica 10 giugno 2012

...e torture private

Constatato che gli italici sono troppo buoni, per non dire fessi, visto quello che sopportano dalla P.A., pure i privati fanno quello che mai s’azzarderebbero a fare all’estero, dove una bella class action gli farebbe mollare l’acino, la fronda e lo streppone.


L’ultima è di una società telefonica per il subentro di un contratto.

Si va al punto vendita, sperando che un tale apparato super colorato, con tanti giovani cortesi e disponibili, permetta di fare tutto sul posto.

Illusione, dolce chimera sei tu! http://www.youtube.com/watch?v=9OxKDFWu7b4 , recitava la canzone del 1940 censurata dal regime fascista perché poteva mettere in dubbio l’apodittico Vincere e Vinceremo mussoliniano tanto applaudito dai romani festanti.

Per la bisogna, le ragazze, cortesissime, ti stampano un pacco di moduli (su carta da 80 grammi) che, ovviamente, devono essere spediti per raccomandata con ricevuta di ritorno, con allegati documenti di identità del cedente e del subentrante nonchè un po' di autocertificazioni, tutte carte che loro già possiedono visto che il subentrante è già loro cliente.

Compilati e spediti, dopo coda alle Poste e obolo di 6 euro, si aspetta.

Dopo qualche settimana telefona una voce slava che ti dice che “documento identità scaduto” e quindi “noi non possiamo procedere subentro”.

E il tono è quello sbirresco di una allevata in regime filo-sovietico dove un documento scaduto ti portava, come minimo, a fare un giro alla Lubianka per essere interrogato dal colonnello Putin.

Faccio però notare alla ausiliaria del KGB, ridotta a operatrice di call center nell’odiato occidente capitalistico, che c’è una legge del 2008 che allunga la scadenza dei documenti d’identità a 10 anni, ma la guardiana del gulag telefonico mi dice “noi non sappiamo di questa legge e possiamo solo aspettare che tu manda fax con documento d’identità aggiornato”.

Imperativa e conclusiva, ti fornisce un numero di fax e fine delle trasmissioni, incurante che gli si prospetti il cambio di gestore: a lei non interessa, segno evidente che in una cultura totalitaria l’importante non è il profitto dell’azienda (generato di solito dai clienti) ma il meticoloso adeguamento alla prassi, senza porsi nemmeno il dubbio che il cliente abbia (almeno qualche volta) ragione.

D’altra parte, sono stati scritti migliaia di libri su come la gente comune sia disposta a torturare e uccidere solo per rispettare una stupida prassi.

Come è finita? Si chiama il servizio clienti, si racconta l’accaduto (a una italica comprensiva), questa invita a mandare la pagina internet dove c’è la notizia della legge alla collega kapò. Via fax.

Chiesto se si possa mandare via e-mail, dice che non è possibile: quelli del gulag accettano solo fax. Ma la italica ti viene incontro: si può mandare una e-mail a lei che poi la faxerà alla slava feroce.

Conclusione: una grande azienda che opera in un settore moderno, che ha bisogno di documenti dei suoi clienti per svolgere il suo compito, dove non si sa che la legge è cambiata e dove nessuno si è mai preoccupato che forse è bene dare un pelino di fiducia ai clienti.

Se lo considerano un cliente.

Ma dubito che sia considerato più un fastidioso rompiscatole che uno che fa fatturare.

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