martedì 12 giugno 2012

Alta fedeltà

Una catena di supermercati mi ha dato a suo tempo una carta fedeltà, una di quelle che permettono anche di pagare il conto della spesa. In effetti è una carta di credito e perciò ti mandano, con plico a parte, il PIN da utilizzare.

Un altro codice da ricordare insieme a quello dei bancomat, della carta di credito e del portone di casa con apertura elettronica.

Ma quando sei alla cassa del supermercato, da solo, con le buste da riempire, la fila dietro che ti guarda in cagnesco e il biglietto del parcheggio da vidimare, fai prima a tirare fuori l’American Express, una firma e via a fare il Tetris con le buste nel bagagliaio della macchina.

Perciò questa carta non l’ho mai usata e così mi hanno mandato una letterina con la quale mi avvisavano che la carta mi sarebbe stata revocata per non uso ma che potevo andare in un punto vendita dove mi sarebbe stata sostituita con una carta fedeltà normale.

Così una domenica chiedo di cambiare la carta, e prima stranezza, devo compilare il modulo di richiesta anche se faccio notare che sono sempre la stessa persona, che non è cambiato niente nella mia vita e che i miei dati dovrebbero averli nei loro sistemi informativi. O no?

Ma l’addetta, che ha l’aria di aver visto per la prima volta nella sua vita uno che fa un ragionamento, è inflessibile, e mi ricorda tanto quello che alla visita di leva parlava di prassa da rispettare.

Compilo il modulo, (con latte, yogurt, burro, uova e formaggi che temono l’interruzione della catena del freddo), mi danno un’altra carta e mi assicurano che i punti della carta sono stati trasportati sulla nuova.

Una settimana dopo passo la carta sotto l’apparato che consegna il terminale della spesa self service ma la rifiuta: carta non abilitata. Per attivarla, dovrei andare al punto vendita, rigorosamente dal lunedì al giovedì (e chissà perché il venerdì no!), e sarà attivata… dopo ben due settimane. Due settimane per attivare una carta a uno che è già cliente da anni? E che faranno mai in due settimane?

Un’indagine sulla mia attitudine ad occultare una busta di zafferano (che qui tengono in cassaforte)?

O sarò spiato da ex agenti del Mossad e da esperti della NSA per capire se ho capacità di manipolare i codici a barre per risparmiare i 75 centesimi del latte intero?

Misteri della GDO, Grande Distribuzione Organizzata. Quanto organizzata, è tutto da vedere.

E tutto questo pasticcio da dove nasce se non dal fatto che il supermercato t’impone il suo PIN? E questo quando ci sono aziende come l’IKEA, che il PIN non lo richiede per la sua carta di credito, o come American Express che il PIN (di quattro cifre) te lo fa scegliere, come per altro si fa in molti paesi, già dal 1980, come strumento di marketing. E mi pare che IKEA e American Express, che processano milioni di transazioni ogni ora, debbano pure averla qualche competenza in materia di sicurezza di transazioni finanziarie.

Ma noi abbiamo un sacco di saccentoni che si occupano di cose che non capiscono e ci ammanniscono sistemi cervellotici come i PIN imposti, quelli che tutti si appuntano diligentemente in un post-it nel portafogli o nel cellulare che, non appena va in assistenza, rivela ad un tizio qualsiasi i PIN e gli SMS segreti all’amica del cuore.

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