mercoledì 26 maggio 2010

La manovra del ramarro

La mia gatta Pezza è un natural born killer, e bisogna vederla quando prepara l'agguato a qualche solingo augelletto che si avventura sul mio balcone.

Ma è in campagna, d'estate, che il suo lavoro di selezionatrice darwiniana raggiunge l'apice della gloria per una gatta da caccia.

Passa giornate fuori, fra l'erba alta, uccidendo tutto quello che si muove, e non disdegna niente: dalle farfalle alle gazze ogni vivente è un aspirante cadavere e, qualche volta, se la preda le sembra particolarmente adatta, la porta in casa come omaggio alla sua padrona, a mia moglie.

E, in un pomeriggio bollente, si è vista arrivare Pezza trionfante con un bellissimo ramarro verde smeraldo fra le fauci, magari per ammazzarlo davanti agli occhi di moglie e figlie che, invece di gradire l'omaggio della nostra cacciatrice, hanno cominciato a urlare con l'effetto di rendere perplessa la povera gatta e consentire al ramarro, condannato a morte, di attuare la classica manovra diversiva dei piccoli sauri: far cadere la propria coda che, ancora vibrante degli spasimi agonici, serve a distrarre il gatto quel tanto che apra le fauci e potersela filare come un centometrista all'Olimpiade.

Questo è la stessa cosa che si sta tentando con la manovra per scampare alla sindrome PIGS: tagliare qualche cosa di inutile e ingannare i mercati, sapendo bene che la spesa tagliata ricrescerá e si riformerà come la coda del ramarro.

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