giovedì 29 aprile 2010

Matrimoni d'interesse

I matrimoni d'interesse di solito funzionano bene: trattasi di una forma ipocrita di prostituzione e perciò funzionano, sopratutto se le parti sono addivenute liberamente all'accordo, senza se, ma e intenzioni recondite di violare regole non scritte, ma pur sempre regole da osservare per mantenere l'unione.

La UE e il suo sottoprodotto, l'euro, sono un matrimonio d'interesse fra paesi ricchi e mercati appetitosi ma debolucci per il brutto vizio della politica di mantenere quello che si è promesso in campagna elettorale, promesse che costano e che richiedono soldi che non ci sono se non facendo ricorso al debito.

Certo, al momento del matrimonio, i paesi con le mani bucate hanno promesso di ravvedersi e di perseguire comportamenti virtuosi degni della ricca famiglia che li accoglieva, ma mantenere un precetto di virtù quando da lustri si è abituati a spendere più del possibile, è abbastanza impossibile per certe classi politiche, e oggi abbiamo il redde rationem della Grecia e del Portogallo che, con effetto domino, trascinerà nei bassifondi anche Spagna e Irlanda con la possibilità che si estenda all'Italia con il terzo debito pubblico del mondo.

Perciò qualcuno si domanda oggi se questo matrimonio s'aveva da fare e se non sia il caso di procedere ad una convivenza da separati in casa dove i bravi si tengono l'euro e gli altri tornano alle loro lirette, dracme e pesos.

Forse non si arriverá a tanto, ma certamente gli stati spendaccioni dovranno essere messi sotto tutela come si fa con le aziende in crisi prefallimentare.

Ma chi possiede un'immagine super partes per fare da tutore senza che si pensi a suoi interessi privati.
Certo nessuno degli stati europei e neppure le istituzioni comunitarie che sono sempre espressioni dei paesi membri.

Forse l'unica è chiedere all'FMI di fare il curatore, ovviamente con l'idea non dicibile che dietro all'FMI ci siano gli USA che dovranno di nuovo venire a mettere in riga i discoli europei, questa volta senza mandare G.I. e Marines.

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