martedì 18 dicembre 2012

E la cicala vince!

Un giorno d'estate, sotto una canicola atroce, la cicala si presentò al nido delle formiche. Si tolse le RayBan Aviator per entrare nel buio dell'opificio alacre, e salutó con uno smagliante bianco sorriso sotto la bocca rossa di Dior 644 Blossom.

"Ciao, carine, sono venuta a salutarvi! Vado al mare. Prima al Forte e poi a Saint Bart. Volete che vi porti un ricordino?"

"Non ci serve niente!" Urlò la regina cacauova irata.

"Noi siamo operaie, fatichiamo, risparmiamo, pensiamo all'inverno! E vedremo poi, quando nel freddo della neve non si troverà un seme, cosa mangeranno certe gaudenti socialite!"

La cicala si scrolló dalla vestina leggera un pagliuzza, bació con trasporto le operaie più vicine, saltó nella Z4, lanciò i 340hp, lasciando la scia di Chartusia e un dubbio sotto le teste delle formiche intente a farsi il mazzo per l'irosa regina.

E poi venne l'inverno, con tanta neve, e nel formicaio milioni di formiche si apprestavano a celebrare il pranzo di Natale.

La regina, a capotavola, stava per fare il sermoncino che i capi fanno sempre a Natale per sembrare più umani, ma ne venne interrotta da una cicala allegra e festaiola, con la bottiglia di Don Perignon in una mano e una pila di regali nell'altra!

"Ciao, carine, buon Natale. Sono passata giusto un attimino, parto per Gstaad"

Distribuì i pacchettini, sbaciucchió le operaie affascinate dallo zibellino lungo e dagli zaffíri sfavillanti, fece "ciao, ciao" con la mano ingioiellata Bulgari, lasciò dietro di se un profumo di Hermes 24 Faubourg, roba da 1.500 dollari l'oncia, e una certezza nelle formiche: che Jean de La Fontaine era il classico intellettuale "organico" che illude il popolo bue, uno che non ha mai lavato un cesso, smerdato un malato, spalato la neve e mendicato un aumento per pagare l'IMU.

Morale della favola è che scopo dell'intellettuale - giornalista, comunista, liberista, cattolico o calvinista - è di mantenere la gente in perpetua schiavitù - legale, morale, economica e religiosa - usando le catene più feroci: la speranza (vana) di un domani migliore e un paradiso (incerto) come magra consolazione di una vita persa a rincorrere autobus per arrivare in orario e non far incazzare una regina cacauova, pronta a mandare i suoi scherani a punire una formica dubbiosa che la sua sia una vita che valga la pena di essere vissuta.

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