sabato 16 ottobre 2010

Fuori dal mondo

Nel mio romanzo Il sale sulla coda racconto che gli abitanti della parte alta di Posillipo a Napoli dicono che andare oltre la discesa Coroglio e verso Bagnoli e andare a fora 'o munno, cioè uscire dal mondo. E dal loro punto di vista, di abitanti del posto più bello del mondo, è giusto pensare che uscire da una location preziosa è andare fuori dal mondo.

Cosa che non comprendono le aziende che stanno in posti periferici rispetto al centro del mercato, e non parlo solo dell'azienda di Potenza rispetto a Roma o di quella di Portogruaro rispetto a Milano, parlo anche di aziende che hanno il loro quartier generale in posti fuori città, immerse in campagne desolate che, come è bene che sia una campagna, deve essere lasciata alla vacche e ai carciofi e non certo ad ospitare la sede di un'azienda magari molto orientata al mercato e alla comunicazione.

Ovviamente non si parla di fabbriche, che siano di scarpe o di software, ma si parla di direzione generale, direzione finanziaria e sopratutto di marketing e comunicazione: queste funzioni devono stare dove fare marketing e comunicazione trova alimento di idee e contaminazione da altra gente del marketing e della comunicazione, anche, e sopratutto, di settori diversi da quelli della propria azienda: la contaminazione, come spiega Richard Florida in The rise of Creative Class è l'elemento essenziale per creare nuovi prodotti e questo può nascere solo in posti dove c'è uan massa variegata di persone e dove la loro creatività e magari stravaganza di vita è tollerata, cosa che spesso, nel paesino d'origine dell'azienda, non è possibile perchè s'incontrano sempre e solo i soliti quattro gatti, e di vita stravagante è meglio non accennare proprio per non vedersi sotto l'occhio reprobo del prete, del farmacista e del maresciallo.

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